Con tempi diversi, le Regioni hanno recepito la norma inserita nella Legge di Bilancio 2020: dal primo settembre è abolito in tutto il Paese il cosiddetto superticket Sanità.
In pratica, da questa data in poi si pagherà solo il ticket rdinario, uguale su tutto il territorio nazionale, senza la quota aggiuntiva prevista negli ultimi anni (dal 2011), sulle ricette relative a prestazioni specialistiche ambulatoriali.
Una maggiorazione intorno ai 10 euro, che le diverse Regioni in questi anni hanno applicato con regole proprie: in alcuni casi in modo orizzontale, in altri in base al reddito. In ogni caso, la Manovra 2020 ha stabilito l’abolizione di questa maggiorazione sul ticket, a partire dal prossimo settembre. Quindi, da martedì il super ticket non si pagherà più in nessuna Regione.
Si continua a pagare in modo uniforme sul territorio nazionale, invece, il normale ticket che, come è noto, varia a seconda della prestazione, arrivando a un massimo di 40 euro. Restano valide tutte le altre regole sulle esenzioni.
L’introduzione del super-ticket aveva reso più oneroso il servizio sanitario nazionale su molte prestazioni con il risultato di diminuirne il numero, rappresentando un vantaggio in alcuni casi per la sanità privata, che in considerazione dei maggiori costi del servizio pubblico è diventata più competitiva.
Per Roberto Speranza, ministro della Salute, «un elemento di discriminazione e di diseguaglianza» limitando «l’accesso di tante persone al Servizio sanitario nazionale». L’abolizione rappresenta quindi «una vittoria per lo Stato, perché diamo modo a tutti di poter accedere, nel pieno rispetto del mandato dell’articolo 32 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell’individuo e come interesse della collettività».