Finora, la trasformazione digitale nel settore Sanità si è basata in Italia su progetti di trasferimento di alcuni processi, dalla forma analogica a quella elettronica. I sistemi ICT sviluppati in passato (legacy) per la loro natura monolitica e la scarsa standardizzazione, spesso hanno rallentato il passaggio a forme di digitalizzazione più fluide e avanzate, soprattutto per quel che riguarda l’analisi e la condivisione dei dati ospedalieri. All’interno degli ospedali – per esempio – si nota ancora la presenza di diversi sistemi informatici in grado di raccogliere ed elaborare le informazioni, ma che rimangono troppo separati, con evidenti difficoltà a interoperare, cioè a scambiare e condividere servizi. Anche i dati sono spesso organizzati in silos, risiedono in sistemi separati e scarsamente connessi.
Alla luce dell’attuale emergenza legata al Covid-19, è risultata evidente la necessità di un cambio di passo significativo, che faciliti l’implementazione di soluzioni digitali per supportare la prevenzione e la cura della popolazione, che oggi viaggia su livelli ancora medio-bassi. C’è comunque piena consapevolezza del tema: il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione – in accordo con il Ministero della Salute – ha recentemente creato una task-force per sviluppare soluzioni data-driven in grado di minimizzare eventuali nuovi impatti legati a un riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria.
Oltre a supportare l’obiettivo primario, che per l’Italia rimane quello di assicurare la tutela della salute in modo universalistico e solidaristico, la sanità digitale può essere la chiave di volta per l’altro problema atavico, la sostenibilità economica del Sistema Sanitario Italiano.
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Le organizzazioni sanitarie devono iniziare a sviluppare un’analisi concreta su come applicare le tecnologie emergenti per migliorare l’assistenza ai pazienti, minimizzare i rischi e creare maggiore efficienza alla voce costi. Per accelerare la digitalizzazione, gli ospedali devono investire in tecnologia per automatizzare i processi e snellire le operazioni, lavorando in due direzioni ben precise: quella organizzativa (passando dall’assistenza episodica a quella coordinata), privilegiando le cure a distanza; quella tecnologica, introducendo soluzioni digitali per abilitare i nuovi modelli di cura (progredendo verso la cura personalizzata ed aumentando il focus su prevenzione e benessere). Si tratta di due elementi che devono andare di pari passo.
Ma come dovrebbero procedere i CIO e i CTO delle strutture sanitarie per raggiungere questi obiettivi? Innanzitutto, partire da un’analisi dettagliata delle loro attuali infrastrutture IT, evidenziandone punti di forza e aree di miglioramento. In questo modo, riusciranno a capire meglio come intervenire e se è necessario aggiornare l’infrastruttura del Data Center (server, storage, networking, sw di gestione e virtualizzazione) alle richieste di dispositivi IT (sempre più funzionali e fruibili in mobilità) che permettono al personale di accedere ai servizi digitali utili per prendere le decisioni migliori in modo tempestivo.
Dopodiché, dovrebbero iniziare a capire, in base agli obiettivi sanitari di ciascuna struttura, in che modo applicare le tecnologie digitali innovative, come l’analisi predittiva, l’Intelligenza Artificiale, la medicina di precisione o i dispositivi indossabili, valutando il tipo di supporto necessario da parte dei fornitori e partner tecnologici.
Nei prossimi 15 anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si aspetta una crescente domanda di medici, a causa dell’incremento e dell’invecchiamento della popolazione. Nonostante ciò, si stima una carenza di circa 18 milioni di medici per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Se vogliamo garantire che gli operatori sanitari siano pienamente attrezzati per soddisfare le esigenze di un crescente livello di assistenza ai pazienti, la tecnologia può fornire soluzioni, non distrazioni, proprio a questi dilemmi.
In Italia, abbiamo visto che in tempi brevi alcune eccellenze sanitarie, start-up, enti di ricerca e città intelligenti, hanno tempestivamente sviluppato o adottato piattaforme per monitorare lo stato e l’evoluzione del contagio, per fare previsioni a medio-lungo termine e per prendere decisioni tempestive sulle politiche di distanziamento e sull’apertura dei settori economici. Chi ha investito in passato su piattaforme digitali integrate, interoperabili e scalabili, è stato in grado di riadattarle in modo flessibile alla nuova emergenza del Covid-19. Siamo stati ingaggiati e abbiamo visto rispondere in modo tempestivo, talvolta sorprendendoci, non solo le eccellenze riconosciute italiane (come ad esempio il Niguarda, il Gemelli, l’Humanitas) o i sistemi regionali meglio organizzati (Toscana, l’Emilia-Romagna, Veneto…), ma soprattutto quelle regioni e ospedali che hanno iniziato da poco un percorso accelerato di trasformazione o di gestione della crisi (in Campania, Sicilia o Puglia).
Ma, come ci ripetiamo ormai da anni in modo unanime, il mondo ci presenta continui cambiamenti e domani dovremo affrontare una nuova emergenza: oggi abbiamo veramente capito quanto la trasformazione digitale è cruciale per affrontarla al meglio. L’obiettivo ormai non differibile è quello di sviluppare un nuovo modello sanitario che sia in linea con l’era digitale che stiamo vivendo e che permetta alla sanità di poter migliorare la qualità della vita dei cittadini e di progredire in modo sostenibile.
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di Fabrizio Liberatore, Senior Sales manager Local Government di Dell Technologies Italia