La manovra finanziaria ha previsto per gli enti locali l’inasprimento del patto di stabilità interno, da un lato, e la possibilità di aumentare le imposte, dall’altro.
In particolare, la manovra prevede, a partire dal 2012, ulteriori sacrifici per 1.700 milioni, a carico dei comuni, e 700 milioni, a carico delle province (per le quali, comunque, il governo ha anche presentato un ddl costituzionale che ne prevede l’eliminazione). Dal 2013 la manovra sarà ancora più pesante: 2 miliardi per i comuni e 800 milioni per le province.
In secondo luogo, vengono anticipati al 2012 la decorrenza dei criteri di virtuosità ai fini della distribuzione della manovra tra gli enti territoriali, per cui i supervirtuosi saranno esclusi dal contributo della manovra, compresa quella decisa con il correttivo dello scorso anno, ed il conto sarà posto a carico degli enti appartenenti alle ultime tre classi del comparto.
Sempre in tema di virtuosità, la manovra bis fa rientrare fra i criteri anche l’adeguamento di comuni, province e regioni all’obbligo di adattare, entro il termine del 12 agosto 2012 (un anno dall’entrata in vigore del decreto legge di Ferragosto), gli ordinamenti locali al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere, ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge nei soli casi previsti.
Un’ulteriore norma prevede la possibilità di destinare le maggiori entrate derivanti dall’attuazione della Robin Tax alla riduzione degli interventi sul patto di stabilità. La distribuzione tra i comparti avverrà tramite un decreto del Mef, d’intesa con la conferenza unificata.