Pensioni, il futuro è sotto i mille euro

di Barbara Weisz

6 Luglio 2011 15:30

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Lo rileva uno studio del Censis sul weifare in Italia: pensioni sempre più basse, frequente il ricorso alla spesa sanitaria privata, assistenza insufficiente.

Il rapporto fotografa un paese che è uno dei più longevi al mondo. Nel 2030 gli over 64 saranno più del 26% della popolazione, ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e due milioni di lavoratori in meno. E ancora: nel 2040, i lavoratori dipendenti avranno una pensione intorno al 60% dell’ultimo stipendio (ritirandosi a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso sotto il 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi).

Un altro capitolo delicato è quello relativo alle spese sanitarie. In media, ogni famiglia italiana nel 2010 ha speso 958 euro per prestazioni mediche private, cifra che sale a 1418 euro nei nuclei in cui almeno un componente ha avuto bisogno del dentista. Solo il 19,4% delle famiglie nell’ultimo anno ha potuto fare a meno di spese sanitarie private, mentre oltre il 70% ha acquistato medicine a prezzo pieno, più del 40% è andato da un dentista privato, quasi il 35% da uno specialista, oltre il 18% fa fatto ricorso a prestazioni diagnostiche.

Difficoltà anche per quanto riguarda l’assistenza. Il 6,7% della popolazione ha una disabilità, la cifra salirà al 7,9% nel 2020. Il 30,8% delle famiglia ha un bisogno assistenziale, che spesso riguarda la necessità di occuparsi dei figli. Il 40% delle madri riduce il lavoro quando il bambino ha meno di sei anni, il 21,9% anche con figli più grandi. Il 7,1% delle madri con bimbi piccoli e il 5% di quelle con figli grandi lascia del tutto il lavoro. Qunato a disabilità e non autosufficienza, a far fronte a questi bisogni sono spesso mogli e madri, nel 36,9%, o badanti, 30,1%. Solo il 5,8% delle famiglie trova risposte adeguate nei servizi pubblici.

Infine, le paure per il futuro: il timore di malattia riguarda il 38,4% delle persone, la non autosufficienza preoccupa il 53,1% degli ultrasessantacinquenni, i giovani temono maggiormente la perdita del lavoro, nel 46,7% dei casi.