Tremonti lancia la sua ricetta di riforma fiscale: puntare ad avere cinque imposte e tre aliquote, le più basse possibili, così da rilanciare l’economia ed abbassare l’evasione fiscale.
In particolare per ridurre le tasse servono 15-20 miliardi di euro. L’idea del Ministro è di reperire tali fondi in altri settori, perché «la riforma fiscale non si può fare in deficit», andando a tagliare il 20% delle agevolazioni fiscali esistenti in esenzioni, detrazioni, deduzioni e sconti fiscali, che costano allo Stato 160 miliardi l’anno.
La base imponibile dovrà «essere la più larga, senza i regimi di favore e le aliquote devono essere più basse possibili», in più è necessario «dare assistenza a chi deve essere veramente assistito e togliere gli assegni a quelli che hanno i gipponi».
Tremonti vorrebbe procedere con cautela e non con una riforma rapida, auspicata dalla maggioranza, queisto perché, ammette per la prima volta il Ministro, la crisi economica è tuttora in atto, senza contare che «tutti i fattori che l’hanno causata sono ancora in atto e questo aumenta i rischi di incertezza e instabilità».
Il Ministro dell’Economica lo ha dichiarato in occasione dell’assemblea di Confartigianato, evento durante il quale si è espresso anche il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «un Governo politico deve avere il coraggio di fare scelte popolari o impopolari, ma scelte che vanno nelle direzione giusta. Confermo la mia convinzione che questo sia il modo migliore per uscire da questa situazione difficile per noi».
Per la presidente d Confindustria Emma Marcegaglia le proposte di Tremonti sono «interessanti» ma bisogna discuterne. Aperti al dialogo anche Confartigianato, Cisl e Uil.