Lo staff del sito Wikileaks, questa mattina (ora italiana), ha accusato tramite Twitter il governo degli Stati Uniti per aver reso inaccessibile il proprio nome di dominio. Il sito, infatti, non è più raggiungibile digitando il classico www.wikileaks.org, ma solo indicando l’indirizzo Ip del server dove risiedono fisicamente le sue pagine web.
«Il dominio Wikileaks.org è stato ucciso dagli Usa», si legge sul profilo “Wikileaks” di Twitter, mentre un aggiornamento più recente indica il sistema alternativo per arrivare comunque sul sito creato da Assange. In realtà, la responsabilità dell’oscuramento è del gestore del servizio DNS (Domain Name System) negli Usa, EveryDNS.net, un sistema che rende possibile la traduzione degli indirizzi nel formato “www” in quello, comprensibile ai sistemi informatici di telecomunicazione, degli indirizzi Ip.
«Il servizio – si difende EveryDNS, direttamente dalla sua home page – è stato interrotto per violazione della clausola che afferma che gli utenti non devono interferire con l’utilizzo o la fruizione del servizio da parte di altri. L’interferenza – prosegue il provider DNS – sorge dal fatto che Wikileaks.org è diventato l’obiettivo di numerosi e diffusi attacchi (DDoS) minacciando la stabilità dell’infrastruttura di EveryDNS.net, che permette l’accesso a quasi 500.000 altri siti web».
I gestori rammentano inoltre di aver inviato e-mail di notifica della situazione sia attraverso l’indirizzo email associato all’account Wikileaks.org, sia via Twitter e anche tramite la chat disponibile dallo stesso sito Wikileaks. Intanto, su Twitter, gli uomini di Assange scrivono che “la libera espressione ora ha un numero” e questo corrisponde all’indirizzo Ip del sito Wikileaks: 88.80.13.160.