Per le date di accensione dei riscaldamenti, le direttive ordinarie prevedono un preciso calendario da cui però i Comuni possono in alcuni casi derogare, nei limiti delle linee guida volte a contenere consumi e impatto ambientale.
Ad essere regolamentata non è soltanto la data di accensione e spegnimento dei termosifoni ma anche la temperatura minima e massima e il numero di ore giornaliere di utilizzo.
Vediamo di seguito le regole generali e i casi particolari in cui possono riconoscersi proprietari di immobili e amministratori di condominio.
Calendario accensione riscaldamenti
Le regole del calendario di accensione sono contenute nel DPR 74/2013 e nel DPR n. 412/1993, in base a cui il territorio nazionale è suddiviso in sei zone climatiche in funzione delle temperature medie annue: si va dalla zona A (più mite) fino alla zona F (dove è possibile tenere accesi i riscaldamenti anche per tutto l’anno).
Dopo le date eccezionali stabilite nel 2022-2023 per far fronte alla crisi del gas conseguente alla guerra in Ucraina, si è tornati dal 2024 al calendario standard, tuttavia molti Comuni hanno deciso di proseguire con quello “ridotto” adottato durante gli anni della crisi energetica.
Regole per i riscaldamenti e zone climatiche
Per conoscere date e fasce orarie in cui è possibile accendere gli impianti termici in relazione alla propria zona climatica di appartenenza, ci si deve riferire ai dati della tabella A allegata al D.P.R. n. 412/1993.
Zona climatica | Periodo e orario di accensione |
A | 1 dicembre – 15 marzo / 6 ore giornaliere |
B | 1 dicembre – 31 marzo / 8 ore giornaliere |
C | 15 novembre – 31 marzo / 10 ore giornaliere |
D | 1 novembre – 15 aprile / 12 ore giornaliere |
E | 15 ottobre – 15 aprile / 14 ore giornaliere |
F | nessuna limitazione |
Riscaldamenti: date e orari nei Comuni
Una volta individuata la lettera di appartenenza, ci si deve attenere alle relative date di messa in funzione degli impianti, stabilite dal comma 2 dell’articolo 4 del DPR n.74/2013.
NB: se le temperature si mantengono sopra della media, i sindaci possono posticipare la data di accensione o stabilire una temperatura massima consentita differente, con due gradi di tolleranza rispetto a quella standard di 19 gradi.
Riscaldamenti in zona F
Questa fascia climatica non prevede limitazioni orarie né di calendario. Comprende le province di Cuneo, Belluno e Trento per le porzioni edificate aventi quota superiore i 431 metri sopra il livello del mare.
Riscaldamenti in zona E
Le prime ad accendere i caloriferi sono le zone contrassegnate dalla lettera E, che possono distribuire il funzionamento dei radiatori nella giornata per un massimo di 14 ore complessive dal 15 ottobre. Come è facile comprendere, si tratta di città prevalentemente del Nord, come Milano, Torino, Venezia oltre ad alcuni comuni dell’entroterra montuoso del centro e del Sud.
In dettaglio: Alessandria, Asti, Aosta, Biella, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli, Bolzano, Gorizia, Pordenone, Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo,Treviso, Trieste, Udine, Verona, Vicenza, Venezia, Arezzo, Perugia, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Campobasso, Potenza ed Enna. La provincia di Trento vi ricade ad esclusioni delle porzioni edificate a quota superiore i 431 metri sopra il livello del mare.
Riscaldamenti in zona D
I Comuni che possono contare su 12 ore giornaliere di esercizio sono quelli della zona D e possono accendere i caloriferi dal 1° novembre al 15 aprile. Sono in dettaglio: Genova, La Spezia, Savona, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Siena, Forlì, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Roma, Viterbo, Terni, Avellino, Chieti, Pescara, Foggia, Isernia, Matera, Caltanissetta, Nuoro, Teramo e Vibo Valentia.
Riscaldamenti in zona C
A seguire c’è la zona C, che potrà partire con l’accesione dei termosifoni dal 15 novembre per 10 ore al giorno di caldo fino al 31 marzo: Imperia, Latina, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Bari, Lecce, Taranto, Brindisi, Catanzaro, Cosenza, Cagliari, Oristano, Sassari e Ragusa.
Riscaldamenti in zona B
Segue quindi la zona B (tra i Comuni che vi ricadono ci sono Reggio Calabria, Crotone, Trapani, Siracusa, Palermo, Messina, Catania e Agrigento), che accende i caloriferi dal 1° dicembre al 31 marzo, per 8 ore giornaliere.
Riscaldamenti in zona A
Infine c’è la zona A, costituita prevalentemente da località del Sud e isole (Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle), con avvio sempre dal 1° dicembre ma per 6 ore al giorno.
=> Come risparmiare sul riscaldamento: 10 regole taglia consumi
Casi particolari
Va detto che i Sindaci dei Comuni possono ampliare, a fronte di comprovate esigenze, i periodi annuali di esercizio e la durata giornaliera di accensione dei riscaldamenti, dandone immediata notizia alla popolazione.
Al di fuori di tali periodi, gli impianti termici possono essere attivati solo in presenza di situazioni climatiche che ne giustifichino l’esercizio e, comunque, con durata giornaliera non superiore alla metà di quella prevista a pieno regime. Ci sono anche casi in cui i limiti non si applicano: ad esempio per impianti che consentono la contabilizzazione del calore o gestiti con contratto di servizio energia.
=> 10 regole per risparmiare sul riscaldamento: il vademecum ENEA
Obblighi di manutenzione
In base alla propria zona climatica, si provvede alla relativa manutenzione prima dell’accensione degli impianti termici.
Ricordiamo che il proprietario, l’affittuario, l’amministratore del condominio o eventuale soggetto terzo responsabile dell’immobile che non mantiene in esercizio gli impianti di riscaldamento e non provvede alle operazioni di controllo e manutenzione, è punito con una sanzione amministrativa da 500 euro a 3.000 euro.
=> Revisione caldaia obbligatoria, regole e manutenzione
Per capire ogni quanto tempo effettuare tali interventi fanno fede le indicazioni dell’impresa installatrice e del modello di impianto stesso, nonché le relative normative UNI e CEI.