«Fratelli, sono tornata». È questo il breve, ma efficace messaggio postato su twitter dalla moglie di Liu Xiaobo, Nobel per la Pace 2010. La donna si trova ora nella sua casa di Pechino, ma non ha contatti col mondo esterno ed è guardata a vista dalla polizia politica cinese.
Liu Xia, questo il nome della moglie del Premio Nobel per la Pace, è riuscita in qualche modo a collegarsi con il suo account twitter e a lanciare alcuni messaggi per informare il mondo della propria condizione e di quella del marito. L’ultimo contatto avvenuto tra i due consorti è stato ieri, nel carcere di Jinzhou, a 500 chilometri da Pechino. A mettere al corrente Xiaobo del riconoscimento sono state le guardie carcerarie. Durante l’incontro – scrive la moglie su twitter – Xiaobo ha dichiarato, piangendo, di voler dedicare il premio alle vittime della repressione di piazza Tienanmen del giugno 1989.
Tutte le informazioni sull’evoluzione della situazione sono in prevalenza messaggi lasciati sulla popolare piattaforma di microblogging, non solo da Liu Xiao, ma anche dall’amico dissidente Wang Jinbo e da altri sostenitori.
I mezzi d’informazione ufficiale cinesi invece continuano a tacere la notizia. Su Internet, alla censura della parole chiave “Liu Xiaobo” sui motori di ricerca si è aggiunta ora quella di “Nobel”. Xiaobo, cinquantaquatrenne promotore di “Carta 08“, l’appello online per i diritti umani in Cina, è stato condannato a 11 anni di prigione per aver partecipato alla stesura del documento. Secondo il governo cinese «è un criminale che ha violato le leggi del suo paese e le sue azioni sono contrarie allo spirito del Nobel per la Pace».