Si chiama “If it was my home” ed è un sito dove viene aggiornata la situazione di espansione della marea nera nel Golfo del Messico, causata dalla perdita di petrolio della piattaforma Deep Water Horizon.
Si tratta di una semplice pagina web che riporta la mappa di Google con la visualizzazione dell’area interessata dal disastro. I dati sulla porzione di mare inquinato dalla chiazza di petrolio sono forniti direttamente dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).
La peculiarità del sito sta però nella possibilità di osservare, attraverso una sovrapposizione virtuale, quale sarebbero stati gli effetti della marea nera se l’incidente fosse avvenuto nella propria città. Scrivendo, ad esempio “Roma”, si scopre che la fuoriuscita di idrocarburi avrebbe interessato una zona che va dalle isole a largo dell’Argentario (Giglio e Giannutri) fino alla porzione di mare a Sud Ovest e al largo di Anzio e Latina. Tutto l’entroterra fino a Vasto, la costa abruzzese e parte di quella marchigiana sarebbe stata invasa dal petrolio. Il confine Nord avrebbe interessato, oltre alla costa sul mar Adriatico, Jesi, Perugia e Viterbo fino ad Orbetello.
Il sito non tiene in considerazione il fatto che la costa avrebbe bloccato l’espansione, ma riporta fedelmente i contorni conosciuti della chiazza del Golfo del Messico proprio per avere un’idea della vastità della sua copertura.
Il disastro si è verificato il 20 aprile 2010, a causa di un incendio e della conseguente esplosione della piattaforma petrolifera della società Transocean che stava costruendo un pozzo per la compagnia britannica British Petroleum (BP). A quasi due mesi dall’accaduto, gli interventi eseguiti hanno limitato la fuoriuscita, ma non sono ancora riusciti a bloccarla del tutto.