Diritti umani e carceri, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura

di Alfredo Bucciante

26 Maggio 2010 09:00

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Istituito nel 1987 sulla base della Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, lavora come organo del Consiglio d'Europa dal 1989

D’altra parte, gli Stati possono, in ragione di circostanze eccezionali, impedire la visita, ma nello stesso tempo devono consultarsi immediatamente con il Comitato, al fine di trovare un accordo che permetta di effettuarla ugualmente, anche eventualmente attraverso il trasferimento in altro luogo. I rapporti prodotti dal comitato sono di base confidenziali e destinati solo allo Stato in cui è avvenuta l’ispezione. Quest’ultimo può comunque acconsentire alla sua pubblicazione, con eventuali osservazioni e commenti da parte dello Stato in questione. Tuttavia, anche alla luce di un rifiuto dello Stato di cooperare attivamente secondo quelle osservazioni eventualmente formulate dal Comitato, in base a quanto stabilito dal secondo comma dell’articolo 10 il Comitato può, con una maggioranza di due terzi, emanare una dichiarazione pubblica. Questo è avvenuto fino ad adesso cinque volte.

Oltre a questo, il Comitato redige Rapporti annuali sulle proprie attività, nei quali si fa un riassunto generale dell’anno, elencando gli aspetti problematici e quelli invece in via di risoluzione, o completamente risolti. In sostanza, un bilancio complessivo delle attività compiute e dei rapporti con le diverse autorità. Nello specifico, nell’ultima relazione (pdf) si può leggere che i rapporti con le autorità sono stati definiti ottimi, nel senso che non ci sono quasi mai stati problemi per l’accesso ai vari luoghi di detenzione. Lo stesso non si può dire riguardo all’obbligo di informazione sui luoghi di detenzione. In questo caso il Comitato ha, ad esempio, scoperto un luogo di detenzione non precedentemente comunicato da uno degli Stati Membri, che devono inserirli in apposite liste.

Si fa anche riferimento a casi in cui alcuni detenuti sono stati minacciati. In situazione come queste il Comitato non ha dei veri e propri poteri sanzionatori, se non quella moral suasion data dal contenuto delle relazioni che redige dopo ciascuna visita, e dalla circostanza di poter intraprendere la strada di una dichiarazione pubblica. Nei Rapporti annuali viene, inoltre, fornito un piccolo riassunto delle attività poste in essere dal Comitato nel corso di ciascuna visita, e si dà conto anche di quel lavoro diplomatico svolto con le autorità dei vari Stati, che si sviluppa in particolare attraverso riunioni con i ministri e i vertici competenti.

Ad esempio, si può leggere di come nella fine del 2008 ci siano state delle riunioni con le autorità turche in merito alla questione di Abdullah Öcalan, attualmente ancora l’unico detenuto nel carcere dell’isola di Imrali, dove sta scontando una condanna all’ergastolo.