La Polizia Postale è su eMule, nascosta da un nickname, come del resto accade per tutti gli utenti (che non sono obbligati a fornire i propri dati per far parte della rete) e magari con diversi file condivisi, giusto per dare ancor meno nell’occhio.
Le indagini, per ora, sono volte al contrasto della divulgazione di materiale pedopornografico mediante Internet e hanno già dato i loro buoni risultati. A seguito della segnalazione dell?Associazione “Meter” (Onlus presieduta da Don Fortunato Di Noto), infatti, e grazie al coordinamento del Centro nazionale di contrasto della pedopornografia online (Cncpo) di Roma, la Polizia Postale di Catania ha scandagliato tra i meandri delle reti peer to peer scovando 18 persone dedite all’acquisizione e alla diffusione di video di pornografia infantile, attraverso il software eMule.
Alcuni video divulgati dagli indagati sono tutt’ora oggetto di approfondimento investigativo per risalire ai luoghi della loro produzione ed identificare le vittime degli abusi. Le città interessate dalle perquisizioni sono state: Alessandria, Ancona, Bologna, Brescia, Brindisi, Cremona, Cuneo, Lecco, Macerata, Milano, Napoli, L?Aquila, Reggio di Calabria, Crotone, Rimini, Udine e Vercelli.
I primi accertamenti compiuti sul posto hanno già confermato il possesso di materiale di pornografia minorile da parte degli indagati. Numeroso il materiale informatico e di altra natura sequestrato durante le perquisizioni.
Il Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia su Internet è nato nel 2006 e, da quell’anno comunica costantemente alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità – gli elementi informativi e i dati statistici relativi alla pedopornografia online per predisporre un Piano nazionale di contrasto al fenomeno e la relazione annuale.