Cybersquatting, oltre duemila denunce nel 2009

di Lorenzo Gennari

23 Marzo 2010 12:20

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La pratica di registrare nomi di dominio "importanti" per poi rivenderli ai legittimi proprietari dei marchi, delle società o semplicemente del cognome o del nome, ha registrato un calo relativo nel 2009

Il dato è indubbiamente in calo rispetto al 2008, ma il fenomeno del cybersquatting, ovvero l’accaparramento di nomi di dominio corrispondenti a marchi altrui o a nomi di personaggi famosi a fini di lucro, è tutt’altro che in diminuzione se si considera il numero di nomi di dominio in causa (4688).

Mentre, rispetto al 2008, ci sono il 9,5% in meno di controversie sull’assegnazione dei nomi, il numero di domini totali registrati al solo scopo di estorcere denaro ai legittimi proprietari dei marchi e dei nomi è il più alto dalla creazione dei meccanismi del 1999.

Questo accade perché la pratica del cybersquatting è legata, nella maggior parte dei casi, ad un ristretto numero di persone dedite alla registrazione di massa di tutta una serie di domini “importanti” declinati, a partire dal suffisso nazionale, con tutte le possibili desinenze di Internet (.tv, .info, .biz e altre).

L’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (Ompi) ha ricevuto, nel 2009, ben 2107 denunce in virtù dei meccanismi stabiliti per l’attribuzione dei nomi di dominio.

Tra i settori più colpiti nel 2009 figura anche il calcio, in particolare per quanto riguarda i prossimi Mondiali in Sudafrica. Ma come in passato, i litigi più frequenti riguardano i fabbricanti di prodotti farmaceutici che da anni lottano contro gli spammer del Viagra e affini.

Il gruppo alberghiero Inter-Continental ha invece presentato una denuncia che, da sola, vale la riattribuzione di 1542 nomi di dominio. Gli Stati Uniti, con 7209 casi, è il paese dove ci sono state più segnalazioni, seguiti da Francia (1860), Regno Unito (1277), Germania (981), Svizzera (872), Spagna (770) e Italia (554).