Anonimato in rete, Carlucci rilancia

di Lorenzo Gennari

14 Dicembre 2009 16:30

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All'indomani dell'aggressione di piazza ai danni di Silvio Berlusconi e al susseguirsi di gruppi su Facebook che inneggiano al responsabile dell'atto di violenza, si ripropone il tema della legge antianonimato online

«Internet e i social network stanno diventando, ogni giorno di più, canali e strumenti di diffusione di odio e veleno. I gruppi nati su Facebook per inneggiare alla vile aggressione, subita ieri a Milano dal Presidente Berlusconi, provano, ancora una volta, che è giunto il momento di eliminare definitivamente l?anonimato in rete».

Lo ha dichiarato Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl, vicepresidente della commissione Bicamerale per l?Infanzia che ha chiesto al ministro Maroni e al ministro Alfano, il quale tempo fa aveva annunciato provvedimenti in tale direzione, di appoggiare la sua proposta di legge antianonimato presentata alla Camera dei Deputati alcuni mesi addietro.

«Un provvedimento che non è contro la rete, non è contro la libertà di espressione, ma contro i criminali che abusano di Internet per infrangere la legge – commenta la parlamentare – È inconcepibile ed inaccettabile che al gesto incontrollato di un folle sia seguita l?adesione fredda e cosciente di migliaia di persone. I social network non sono più luoghi di incontro e socializzazione virtuale. Si sono trasformati in pericolose armi in mano a pochi delinquenti che, sfruttando l?anonimato, incitano alla violenza, all?odio sociale, alla sovversione».

In realtà, il giorno dopo l’aggressione subita ieri sera dal presidente del Consiglio, su Facebook, uno dei social network più famosi, la battaglia dei numeri tra i pro e i contro il gesto di Massimo Tartaglia sembra essere in pareggio e la stigmatizzazione dell’incitamento alla violenza online ha già preso piede nei vari profili personali.

In più, tra i gruppi e le pagine di fan, anche quelli che si scagliano violentemente contro il premier, figurano nomi e cognomi degli amministratori e dei membri. Difficile pensare che siano tutti pseudonimi.