Allo IAB Forum, che ha chiuso i battenti ieri a Milano, sono tutti concordi nel dire che «la politica non sposa Internet»; a cominciare da Layla Pavone, presidente di Iab Italia, che ha chiesto «più incentivi all’editoria online e meno miopia governativa».
A testimonianza di un’edizione dello IAB Forum snobbata dalla politica, ci sono state le illustri assenze del viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani (per il terzo anno consecutivo) e quella del forse più giustificato premier Silvio Berlusconi.
Eppure, come è emerso durante il Forum, Internet è un fenomeno di massa che riguarda 23 milioni di italiani, i quali passano sempre più tempo in rete sia per informarsi, sia per fare acquisti o intrattenersi. Per ora, la constatazione che le grandi trasformazioni siano figlie dell’iniziativa dei singoli e avvengano indipendentemente dalle intenzioni della politica non suggerisce ai governi la necessità di una spinta maggiore verso l’online.
Tanto è vero che, per la campagna europea del ministero del Turismo, fa notare Carlo Poss, presidente di Fcp-Assointernet, associazione che raggruppa le aziende che operano nel settore della vendita di spazi pubblicitari online, è stata scelta ancora una volta la Tv, con spese elevatissime per un settore che è stato rilanciato proprio grazie ad Internet.
Lo stesso Poss ha concluso il suo intervento con una battuta: «Sarebbe consolante sapere che la politica resta ferma per suoi oscuri disegni e che internet non riceve sostegno per colpa di un complotto. Sapere invece che tutto avviene soprattutto per indifferenza e spesso per incompetenza è solo desolante».
Le proposte lanciate al governo dallo IAB sono: Iva al 4% per gli investimenti pubblicitari su Internet (come nel caso dell’editoria su carta), investimenti pubblicitari della Pubblica amministrazione anche su Internet, campagne istituzionali per l’e-commerce e incentivi per la navigazione.