L’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha recentemente commissionato una ricerca sull’utilizzo di Internet, sulle fonti, sui mezzi, sul ruolo e sull’evoluzione del giornalismo alla società “Astra Ricerche“. Enrico Finzi, consulente di Astra, ha presentato i risultati di questa indagine al convegno “Giornalismo e post-giornalismo. News e lettori tra vecchi e nuovi media”, tenutosi all’Università statale di Milano in presenza dei rappresentanti della carta stampanta, dell’Ordine dei giornalisti e dei nuovi media digitali.
L’impressione generale è che la carta stampata stia morendo. A ribadirlo sono i dati della ricerca che indicano il web come fonte principale di informazione per l’82,4 per cento degli internauti, seguito dalla televisione (63 per cento), da cellulare e radio (48 per cento). I vecchi quotidiani scalano in fondo alla lista, consultati soltanto dal 36 per cento della popolazione.
Il 2009 poi fa registrare un trend positivo per quanto riguarda l’uso di internet, che è appunto in aumento: il 65% degli intervistati lo usa di più che un anno fa.
Internet insomma viene utilizzato prevalentemente per tenersi informati e la navigazione avviene sui portali generalisti (57 per cento), seguiti dai siti raggiunti tramite motori di ricerca, al terzo posto i siti che si occupano esclusivamente di news (quotidiani online, agenzie di stampa, aggregatori di notizie).
Nonostante la fiducia mediamente dimostrata nei confronti delle fonti online, per 6 milioni di italiani le informazioni fornite da giornalisti iscritti all’Ordine dovrebbero essere indicate con un piccolo simbolo come marchio e garanzia di “origine controllata“.
Dalla ricerca è emerso anche che il 20,7 per cento, pari a una platea di 3,3 milioni di persone, si dichiara favorevole a sostenere il “giornalismo di qualità“, pagando per leggere le notizie che troverebbe tranquillamente gratis sul web. C’è però da tenere conto che per un buon 34 per cento, che si dichiara non favorevole al pagamento, molte notizie sul web non sono nemmeno tanto serie e affidabili.