Mentre in Italia la rete è ciclicamente oggetto di attenzione da parte dei legislatori in merito alla mancanza di controlli e regolamentazione del web, nel resto del mondo gli strumenti di Internet continuano a manifestare tutta la loro naturale capacità comunicativa rispetto ai media tradizionali.
A dimostrazione di quanto la rete sia in grado di autogovernarsi e di non rispondere alle logiche di colore politico c’è il recentissimo caso del golpe avvenuto nello stato di Honduras il 28 giugno scorso. In queste ore, video amatoriali, immagini scattate con i cellulari, cronache scritte stanno cercando di raccontare quanto stia accadendo nel Paese centroamericano, non solo al resto del mondo, ma anche agli stessi cittadini di Honduras, data la censura nei confronti dei media contrari al governo golpista.
Alla controinformazione però si affiancano accesi dibattiti su blog, siti e social network tra chi difende il presidente eletto e chi sostiene invece le ragioni di un colpo di Stato “a difesa della Costituzione”. Le testimonianze, grazie a YouTube, a Twitter e ai siti personali sono dirette e a volte anche un po’ “forti”, come nel caso relativo agli incidenti all’aeroporto della capitale Tegucigalpa, occupato dai golpisti per impedire l’atterraggio dell’aereo del ex capo di Stato.
In casi estremi, anche altri paesi come la Cina e l’Iran si sono rivolti alla rete e hanno potuto veicolare informazioni all’esterno. Tutt’ora i “topic” #Iran e #Iran election su Twitter risultano nei primi dieci argomenti più discussi (presto verranno inghiottiti dai post su Michael Jackson e i suoi funerali allo Staples Center), ma per diversi giorni sono stati addirittura in prima e seconda posizione.
Da ieri la piattaforma di microblogging si sta popolando di link a diverse tv via web che trasmettono in diretta l’evoluzione della crisi politica honduregna. Si tratta di canali streaming come Justin.tv o Livestream, siti internet che mettono a disposizione studi di registrazione online e che consentono di distribuire i propri contenuti video, acquisiti in diretta o da file, in tutto il mondo.
Su Facebook serpeggia il dubbio tanto sull’affidabilità del nuovo capo di Stato golpista Micheletti, quanto sull’opportunità del ritorno dell’usurpato Zelaya. A fare da punto di riferimento per gli honduregni è il blog “La Gringa?s Blogicito” (gestito e frequentato da immigrati in Nord America) che sta invitando a scrivere al Presidente degli Stati Uniti perchè s’interessi in prima persona della crisi, così come “Honduras4Democracy” invita a non descrivere Zelaya come un martire e a valutare le sue ultime decisioni tutt?altro che democratiche.
Più inquietanti le notizie che arrivano dal portale “Area Catracha” che avverte della presenza dell’esercito a presidio delle emittenti radio/tv nazionali e dell’imposizione da parte del governo militare ai dipendenti dell’impresa elettrica di Stato, di staccare i fili quando necessario. Curioso, nelle comunicazioni online, è l’utilizzo delle parole: “Golpe de Estado” per gli oppositori ancora presenti sul web, “Transición de Poder” per tutti altri siti e motori di ricerca ufficiali…