Negli ultimi anni, la Pubblica Amministrazione ha fatto sue molte delle tecnologie più innovative del settore. Tra queste c’è il Voip, che è stata indicata come la tecologia che permette i maggiori risparmi rispetto ai sistemi tradizionali. Inoltre, la sua straordinaria molteplicità di servizi, orientati ad obiettivi di efficienza, efficacia, ma soprattutto sicurezza, ha fatto sì che l’utilizzo potesse essere esteso sia alla PA locale che a quella centrale.
Oggi però si è giunti ad un paradosso: il numero di uffici che sono effettivamente migrati dai sistemi telefonici tradizionali a quelli che si avvalgono del protocollo Internet si contanto sulla punta delle dita. Si tratta di alcuni grandi uffici all’interno del ministero degli affari esteri, del Cnipa e dell’Istat.
Alla lista si aggiungono le Poste e qualche altro ufficio, sempre della PA centrale, dove non è ancora avvenuto un aggiornamento completo delle infrastrutture, ma dove è diffuso l’utilizzo di soluzioni software.
I dati sono emersi durante la presentazione dei risultati dello studio “‘Il Voip nella Pubblica amministrazione centrale – Pratiche, esperienze, opinioni”, presentato questa mattina a Roma in occasione del convegno sulla Unified Communication organizzato da Microsoft.
Ad effettuare il censimento è stato l’Istituto per lo studio dell’Innovazione che ha preso in esame la situazione in venti amministrazioni centrali. «L’uso del Voip riguarda in genere le PA il cui il processo di digitalizzazione è in fase avanzata e quelle caratterizzate da mission istituzionali specialistiche», si legge nel report.
Tirando le somme, la tecnologia Voip è conosciuta nel mondo della Pubblica amministrazione, e la diffusione, ancora inadeguata rispetto alle direttive della finanziaria, segue una logica di tipo “top-down“.