Le tracce finora conservate verranno eliminate e l’archiviazione automatica sarà relativa ad un periodo di soli 9 mesi. Questo, in sintesi il passo in avanti fatto da Google sul fronte della privacy.
Si tratta di un dimezzamento dei tempi di conservazione rispetto a quelli consueti (18 mesi) per questo tipo di informazioni. La novità è stata presentata alla stampa come una cortese concessione alle autorità per la protezione dei dati personali europee.
La riduzione fa seguito a quella – da 24 a 18 mesi – già applicata da Google l’anno scorso. Peter Fleischer, consigliere legale della società ha però dichiarato che i dati sulla navigazione degli utenti riguardano gli indirizzi Ip, pertanto solo questo tipo di informazione verrà rimossa.
In sostanza, il traffico dati generato da un pc verrà semplicemente reso anonimo (dal nono mese di conservazione in poi) ma in realtà continuerà ad esistere.
Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, commenta la notizia con perplessità: «Meglio così, ma non basta, perché anche nove mesi sono tanti. Ogni limitazione della durata di conservazione dei dati da parte di Google o altri operatori analoghi è cosa in linea di massima positiva: tuttavia, non è tanto alla diligenza spontanea del motore di ricerca più famoso del mondo che dovremmo porre attenzione, quanto alla necessità – questa sì più che mai urgente – di un’innovazione normativa che imponga un confine ristretto ai tempi di memorizzazione e alle modalità di informativa sul successivo trattamento dei dati».