Il farmaco Ru486, più comunemente noto come “pillola abortiva“, è in vendita su Internet, attraverso il sito women on web. Un sito che vende le pillole con lo scopo di “ridurre il numero di decessi legati ad aborti non sicuri”, anche in quei paesi dove la pillola in questione è vietata o, come in Italia, non viene commercializzata.
Isabella Bertolini, presidente dell’associazione nazionale “valori e libertà” e membro della commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, ha annunciato che chiederà ai Ministeri della Sanità e delle Comunicazioni di fare luce su questo “preoccupante commercio e di attivarsi, sulla base delle rispettive competenze, per bloccarne la pericolosa diffusione”.
«Bisogna rendere illegale il commercio online della pillola abortiva RU486. Non si può legittimare un minuto di più la diffusione, anche in Italia, della pastiglia per l’aborto “fai da te” accessibile per chiunque», ha dichiarato la parlamentare.
Anche per Mariella Bocciardo, membro della commissione affari sociali occorre fermare la possibilità di acquistare online la Ru486. «È incredibile poter far uso di questo farmaco, senza la consulenza di un medico o di un istituto ospedaliero, come fossimo al supermarket. Inoltre, – prosegue Bocciardo ? il ricorso a questo strumento è incompatibile con quanto recita l’articolo 8 della legge 194, che stabilisce che l’interruzione di gravidanza deve essere effettuata all’interno delle strutture sanitarie pubbliche»
«Quello che più spaventa ? conclude Bocciardo ? è l’abbandono in cui è lasciata la donna nel momento di una decisione tanto penosa. Non si tratta più di una disputa fra cattolici e laici su un tema etico e di coscienza. Ciò che va evidenziato con forza, ce lo dicono le riviste medico-ginecologiche, è che la Ru486 non è un metodo abortivo “dolce”, ma una esperienza dolorosa e terribile, come evidenziato dall’aumento delle richieste di aiuto post aborto».
Secondo il rapporto di una rivista britannica per ostetricia e ginecologia relativa a 400 casi, l’11% delle clienti ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico dopo aver preso le medicine; o la pillola non ha portato a termine l’aborto o per via di un’emorragia. Secondo la ricerca, inoltre, circa l’8% di chi ha ordinato le pillole su “women on web” finisce per non usarle. Ma il 58% si dice “riconoscente” per l?iniziativa di women on web e la giudica una risorsa per le donne.
L’azienda francese produttrice della pillola abortiva Ru486 (Exelgyn Laboratoires) ha però presentato una denuncia nei confronti del sito per vendita online di farmaci contraffatti e “spacciati” per il loro prodotto.
Dalle analisi della pillola spedita a casa sarebbe emerso che il farmaco in questione è a base di paracetamolo e non di mifepristone, come nel caso di quella originale.