Dall’inizio degli anni ’90 l’amministrazione pubblica italiana è stata interessata da una serie di riforme che hanno visto come principali misure il rovesciamento del rapporto fra cittadini e PA, la privatizzazione del rapporto di lavoro pubblico, l’istituzione di nuclei di valutazione presso le amministrazioni locali, il controllo di gestione, la semplificazione e lo snellimento di molti procedimenti amministrativi, e, non da ultimo, il decentramento di funzioni amministrative dallo Stato alle regioni, alle province e ad altri enti locali. Sotto la forte spinta di un deficit pubblico in continua crescita che rischia di far aumentare sempre di più il divario fra l’Italia e i paesi più avanzati dell’Unione Europea, queste riforme sono tese ad aumentare l’efficacia e l’efficienza della PA – e già attuate con successo altrove (dall’Inghilterra alla Nuova Zelanda, dalla Finlandia al Portogallo).
La spesa in informatica delle amministrazioni in Italia è in crescita a dimostrazione di un’aumentata sensibilità pubblica verso le opportunità che offre l’innovazione tecnologica per la soluzione delle problematiche di ammodernamento proprie della PA: dalla ricerca di una maggiore efficienza organizzativa al miglioramento dei servizi. Questo significa che la PA sta naturalmente diventando uno dei maggiori produttori di domanda di servizi innovativi al cittadino e alle imprese. Infatti risulta in aumento anche il cosiddetto “in house”, nonostante alcune amministrazioni continuino a privilegiare interventi sulle funzioni interne (gestione del personale, contabilità, tributi) mentre è trascurato l’ammodernamento tecnologico delle funzioni che hanno impatto diretto sui cittadini e sullo sviluppo locale, quali ad esempio la sanità e i centri di prenotazione dei servizi sanitari per le Regioni, la gestione dei catasti e le relazioni con il pubblico per i Comuni.
Sono comunque evidenti le condizioni di scarsa concorrenza offerta dalle PA nei confronti della domanda pubblica, infatti gli affidamenti ad aziende IT comunque superano il 50% del totale. Purtroppo la mancanza di competenze nelle PA è, oggi, ancora un problema molto sentito, con l’83% delle Comunità Montane che ammette l’esistenza di gap nelle competenze informatiche, seguite da Regioni (73.3%), Province (73,3%) e Comuni (60,2%). Più significativo ancora è il fatto che il gap di competenze non è avvertito solo per l’utilizzo di applicazioni specializzate, ma anche e in buona parte per l’utilizzo corrente dei più comuni strumenti informatici di base.
Un caso di un corretto ammodernamento delle competenze italiane si è verificato in Alto Adige, dove la riforma dell’amministrazione provinciale è stata intrapresa con la legge provinciale del 23 aprile 1992, a cui ha fatto seguito la riforma dell’ordinamento del personale provinciale, l’introduzione della gestione per obiettivi concordati e la valutazione delle prestazioni dei dirigenti, nominati peraltro a termine. Il processo di riforma non può comunque considerarsi attualmente completo; alla luce dei cambiamenti in atto a livello statale, infatti, la PA nella Provincia Autonoma di Bolzano dovrà sicuramente continuare a ristrutturarsi, riorganizzarsi ed adeguarsi per far fronte a nuove esigenze e nuovi compiti.