Sophos, multinazionale inglese operante nel settore della sicurezza informatica, ha pubblicato il rapporto sui dieci Paesi che producono la maggior quantità di spam pro capite. Stati Uniti, Russia e Cina, che hanno chiuso il 2007 ai primi tre posti della classifica dei principali produttori di spam a livello mondiale, in questa speciale classifica scompaiono del tutto.
Chi sarebbero quindi, secondo Sophos, i paesi con più server impegnati nella distribuzione di messaggi di posta indesiderata, in rapporto al numero di abitanti? Guardando la classifica appaiono paradisi tropicali come le isole Pitcairn, un piccolo arcipelago nell’Oceano Pacifico (50 abitanti) o l’isola nazione di Niue, gli atolli corallini di Tokelau, ma anche il principato di Monaco o paradisi fiscali come Andorra e Aruba.
Sul sito istituzionale delle isole Pitcairn però è da poco apparsa una nota che ritiene l’indagine di Sophos completamente priva di fondamento. Dalla home page della colonia britannica si apprende infatti che l’amministratore dell’unico internet service provider di Pitcairn, Bill Haigh ha interpellato Carole Theriault, consulente per la sicurezza di Sophos, per avere maggiori informazioni sul metodo di raccolta dei dati per quanto riguarda lo spam proveniente dai computer delle isole.
Secondo Haigh, Sophos non sarebbe riuscita a dire come sia stata identificata la posta elettronica indesiderata, né a produrre una prova circa una sola di queste e-mail di cui si abbia la certezza che provenga da Pitcairn. Ma si sa, gli spammer spesso utilizzano computer zombie per inoltrare la loro spazzatura elettronica, all’insaputa dei proprietari e, sempre senza autorizzazione sfruttano la connessione degli stessi utenti per i loro invii di massa.
Peccato che la connettività internet delle isole sia garantita da un ponte satellitare con un altro paese e quindi, sostiene Haigh, è impossibile accertare che determinati messaggi di posta abbiano origine nel piccolo arcipelago, oltre al fatto che una connessione di questo tipo non è molto allettante in termini di velocità e di larghezza di banda per l’attività di uno spammer, poiché basterebbe un solo computer intento nell’invio massiccio di e-mail per saturare l’intera banda a disposizione nelle isole.
La spiegazione, sempre secondo l’esperto amministratore, è da ricercarsi nell’errato assunto che ogni paese ha almeno un computer compromesso dagli hacker con automatismi per l’instradamento di spam. In rapporto agli abitanti (1 computer che genera diverse e-mail di spam su 50 abitanti) il tasso di spam diventerebbe in questo modo elevatissimo se confrontato con gli altri paesi con popolazioni ben più numerose.
L’incidente diplomatico rimane per ora relegato a questo caso, ma andando a vedere i nomi della lista, ci sono molte analogie. Intanto Haigh aspetta le scuse da parte di Sophos.