Il tanto contestato «Bonus alle famiglie di studenti di scuole non statali» stava per subire la sorte che sostenitori e contestatori del finanziamento mai gli avrebbero augurato. Quei soldi stavano infatti per finire nelle mani della criminalità organizzata calabrese.
13 milioni e centomila euro depositati dal ministero su un conto corrente on line aperto presso le Poste Italiane sono stati trasferiti all’estero da un gruppo criminale che avrebbe anche legami con la ‘ndrangheta. Alcuni personaggi sospettati di aver partecipato al clamoroso furto sono infatti indagati dalla procura di Reggio Calabria per riciclaggio di denaro per conto delle cosche.
La denuncia del ministro Giuseppe Fioroni era stata presentata il 16 gennaio scorso. Durante una verifica, i funzionari del ministero si erano accorti dell’indisponibilità sul conto del fondo stanziato per i cosiddetti «bonus alle famiglie».
I primi accertamenti avevano portato le indagini a Bologna, dove era stata creata dai truffatori una società che potesse depistare gli inquirenti. La polizia postale era però riuscita a collegare, attraverso altri indizi, la finta azienda bolognese con un’altra operante in Egitto, denominata «Egyptians for Investment and Tourism».
Quest’ultima aveva infatti aperto un conto presso la National Bank del Cairo con una giacenza di 13 milioni di Euro. Grazie poi ad un prelevamento di 50 mila euro da parte di un italiano che diceva di operare per conto del ministero, i sospetti dell’Interpol venivano finalmente confermati portando l’istituto di credito Egiziano a bloccare la movimentazione del conto.
Il ministero dell’Istruzione sostiene si sia trattato di una frode telematica, pertanto ora chiederà alle Poste di mettere a disposizione i 13 milioni di euro, contestando le procedure di sicurezza. All’indagine penale si affianca così un accertamento della Corte dei Conti che dovrà verificare l’entità del danno subito dall’Istruzione e stabilire gli eventuali addebiti a carico di Poste Italiane.
L’ufficio stampa delle Poste assicura che «c’è la disponibilità a consegnare i soldi, in attesa che si sblocchi la procedura internazionale», ma declina ogni responsabilità per quanto riguarda la sicurezza delle transazioni informatiche perché, sostengono i funzionari delle Poste, il trasferimento dei fondi «è stato effettuato da qualcuno che ha presentato una falsa documentazione per dimostrare di essere autorizzato ad operare su quel conto corrente».
«La vicenda si è conclusa fortunatamente in maniera positiva grazie al lavoro della Polizia postale e dell?Interpol. Non posso però non sollevare – ha denunciato il ministro Fioroni – una questione di fondo: la sicurezza informatica e le barriere di controllo, che evidentemente fanno acqua, dei gestori di questi conti».