I nuovi media e la rivoluzione dell’informazione nella PA

di Marina Mancini

19 Agosto 2008 09:00

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Come cambia il modo di fare informazione in un'epoca in cui le regole sono dettate dalla Rete e dalla nuova concezione di Web 2.0? Cambiamenti che toccano le diverse figure professionali che hanno a che fare in qualche modo con l'informazione

Web journalism, blogsfera, aggregatori di news, network, podcasting ci stiamo omologando verso un unico modo di comunicare sempre meno ancorato a confini redazionali definiti? Lo abbiamo chiesto a Francesco Pira, giornalista e docente di Comunicazione Pubblica e Sociale e Relazioni Pubbliche all’università degli studi di Udine.

«Su questo non si può essere certi ? ci risponde Pira, autore di vari saggi sui temi della comunicazione -, il Web porterà i giornalisti a cambiare pelle: ad essere pronti a confrontarsi con gli altri. Questo arricchisce. Io scrivo per un giornale on line e dopo la pubblicazione dei miei interventi ricevo molti commenti. Non tutti positivi. Questo avveniva
con tempi e modalità diversi con la carta stampata. C’è più velocità e forse anche meno timidezza».

I giornalisti della carta stampata, spesso, considerano i colleghi degli uffici stampa “figli di un Dio minore”. Ora sarà così anche per i web journalist?

«Ho scritto nel 1997 un manuale su come fare gli uffici stampa. Ero a capo dell’Ufficio Stampa di una emittente nazionale. Certo, colleghi illustri mi consideravano un giornalista di serie B. Oggi lavorano tutti in uffici stampa. I web journalist devono saper lavorare più velocemente ed acquisire tanti dati rispetto a quelli della carta stampata. L’articolo può essere con il sistema dei link infinito. Per me sia per fare l’ufficio stampa che lavorare nel web occorre avere una marcia in più».

Qual è la principale differenza nel modo di fare informazione per i giornalisti della carta stampa, degli uffici stampa e dei web journalist?

«Non ci sono più giornalismi, ma uno solo con dei valori e precisi elementi etici. La differenza sta nella velocità e nella capacità di sapere lavorare in gruppo ed in un sistema di comunicazione integrata. Oggi il giornalista “solista” non può esistere più».

Attraverso i loro siti istituzionali le pubbliche amministrazioni usano il web per informare il cittadino: hanno modificato il modo di porsi ed operare nei nuovi scenari d’informazione?

«Certo è cambiato quasi tutto rispetto al passato. Oggi sui siti della PA si fa informazione e
comunicazione».

Quanto è difficile per il giornalista dell’ufficio stampa di una PA separare il ruolo di informazione da quello di opinione ed autoreferenzialità?

«Non è quello il problema. Ma evitare di fare marketing politico o elettorale camuffandolo da comunicazione istituzionale. È quello il grave rischio per il presente ed il futuro. Ripeto poi ognuno fa delle scelte etiche».