I nuovi media e la rivoluzione dell’informazione nella PA

di Marina Mancini

19 Agosto 2008 09:00

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Come cambia il modo di fare informazione in un'epoca in cui le regole sono dettate dalla Rete e dalla nuova concezione di Web 2.0? Cambiamenti che toccano le diverse figure professionali che hanno a che fare in qualche modo con l'informazione

La partecipazione del lettore dunque è la vera chiave della differenza tra i media tradizionali e passivi e la nuova informazione. In questo quadro qual è il ruolo del giornalista? Il nuovo professionista dell’informazione è un infomediatore, colui che raccoglie i contenuti del Web, li confronta, li analizza e sintetizza con spirito critico. Il cronista prima andava per strada a cercar notizie, ora le strade sono digitali. Il «dovere del giornalista resta comunque quello del controllo delle fonti, anche sul web», dice Gianni Pettinelli di Ansa.it. Non vi sarebbe dunque concorrenza tra giornalista tradizionale e web journalist; non basta scrivere sul web per definirsi professionista dell’informazione.

«L’azione di filtro dei giornalisti non è in discussione, ma si integra ad un orizzonte mediale più ampio, dove gli strumenti collaborativi che i media sociali offrono permettono di costruire un sistema di riferimenti personalizzato che non esclude ma integra il sistema dei mainstream media», come sostiene il blogger Massimo Mantellini. La professionalità di un web journalist sta dunque nell’offrire interessanti contenuti, sfruttando l’ipertestualità, mettendo ordine e offrendo all’utente percorsi informativi non casuali. E la pubblica amministrazione? La PA pare abbia finalmente scoperto l’importanza di fare comunicazione ed informazione, di essere presente on line, di informare in modo trasparente attivando processi di partecipazione, in poche parole aprendo le porte.

Gli enti pubblici, in particolare gli enti locali hanno finalmente notato la crescente vocazione dei cittadini a partecipare, dato che emerge anche da un’indagine nazionale di SWG su un campione rappresentativo di oltre 2400 persone.
La ricerca, effettuata lo scorso settembre, ha fornito dati importanti per interpretare la direzione che la società ha preso. I dati sono stati commentati da Enzo Risso, direttore di postpoll.it, la testata di SWG. Risso sottolinea che «alla fine degli anni ’90 era solo il 33% a ritenere la partecipazione importante, nel 2007 il dato balza al 47%. Il 74% è interessato alla politica e il 39% pensa che siano i partiti il canale privilegiato di partecipazione, mentre l’85% pensa che i blog siano una fonte credibile». Sono dati che dimostrano la volontà di essere parte attiva della vita sociale, che dimostrano la voglia di essere cittadini attivi, che evidenziano la sete di informazione, la volontà di accedere ai diversi media.