Gestire la complessità con le ICT

di Stefano Gorla

29 Febbraio 2008 09:00

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Gli enti della Pubblica Amministrazione, anche quelli più piccoli, sono organizzazioni complesse, difficili da capire e ancor più difficili da gestire. Ma la tecnologia può venire in aiuto

Di fronte ai continui cambiamenti, la capacità richiesta a chi deve comunicare una vision è quella di immaginare (e quindi realizzare) i cambiamenti possibili e attivare le azioni per un futuro prossimo.

Una spin-off dell’Università di Cagliari, denominata LinkaLab, ha cercato di applicare la teoria delle reti complesse per individuare le connessioni emergenti di un ente pubblico al fine di migliorarne il servizio riducendo gli sprechi.

Uno studio che ha realizzato ? a livello locale ? ha interessato la rete dei viaggiatori pendolari sardi, generando una diversa caratterizzazione dei fenomeni di mobilità interurbana che si sta rivelando preziosa come supporto alla pianificazione territoriale. L’obiettivo dell’ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse scarse, essenziale nella PA, è stato quindi applicato anche all’analisi del sistema sanitario.

7 principi per il management della complessità

L’applicazione alla PA dei 7 principi del “management della complessità”, enunciati da Alberto De Toni e Luca Comello nel libro “Prede o ragni, uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità”, ci consente di ottenere il seguente prospetto descrittivo-operativo:

1. Autorganizzazione: la PA ? in quanto organizzazione complessa – deve imparare ad autorganizzarsi supportando lo sviluppo di reti interne ed esterne per far emergere l’intelligenza distribuita.

2. Disorganizzazione creativa: se vuole conservare la propria identità deve cambiare, pertanto è la discontinuità che va ricercata. Ne deriva una creatività applicata alla soluzione della complessità. La PA deve ricercare sia l’efficienza che l’efficacia, poiché la sola efficienza rischia di chiudere gli spazi per l’innovazione, e la sola efficacia genera effetti altrettanto catastrofici. Soltanto facendo coesistere continuità e discontinuità, ordine e disordine, è possibile innescare un percorso virtuoso di sviluppo.

3. Condivisione: il tutto è in una parte, la parte è nel tutto. Nei social network, dove il contributo individuale acquista piena importanza solo all’interno della community e dove allo stesso tempo il sito contenitore ha senso e funziona solo grazie a tutte le piccole parti che lo compongono, la condivisione consente alla pa di avere un URP virtuale per un continuo miglioramento dell’azione amministrativa.

4. Flessibilità strategica: la PA deve essere capace di affrontare le soluzioni impreviste ed avere i sensori per recepire i segnali anche delle fasce deboli dei cittadini. Ciò consente di erogare i servizi in funzione dei bisogni.