È notizia di questi giorni: le scuole britanniche dal 2010 registreranno in rete presenze, voti, interrogazioni e scrutini dei propri studenti. Ma l’Italia una volta tanto non soccombe alla tecnologia anglosassone.
Infatti nel nostro paese, dal 2006 ad oggi, la sperimentazione dei servizi interattivi all’interno delle scuole ha registrato un vero e proprio boom grazie all’accesso sempre crescente alla banda larga.
Tante le scuole d’Italia che comunicano utilizzando la nuova tecnologia: il liceo classico Berchet di Milano, affida ormai da anni la consultazione dei pagellini al web; all’Istituto Da Vinci di Perugia il 75% delle famiglie controlla on-line le assenze dei figli; al “Volta” di Lodi, ogni mattina i bidelli ritirano un foglio a lettura ottica su cui sono riportate le assenze degli studenti e dopo la scansione provvedono ad inviare le informazioni ai genitori via sms; registri on-line di ritardi e assenze anche all’Albertelli di Roma.
Insomma un’Italia al passo coi tempi. Peccato che manchino i soldi: attivare i servizi a banda larga in Italia costa, infatti, dai 250 ai 3 mila euro. E se il governo della Gran Bretagna ha pianificato di spendere oltre 40 milioni di euro per sfruttare la rete, nel Bel Paese i finanziamenti statali scarseggiano.
Tra il 2005 e il 2007 il ministero ha stanziato 2 milioni di euro per sostenere l’implementazione dei servizi via web delle scuole. Ma ora che questi soldi sono finiti, toccherà alle famiglie italiane mettere a disposizione la risorsa economica necessaria con la tassa d’iscrizione.