Lisbona, Marzo 2000: i capi di Stato dell’Unione Europea elaborano una nuova mission, in cui le varie misure di competenza diretta (Regolamenti, direttive) e indiretta (decisioni, pareri) potessero sviluppare le condizioni socio-economiche per sostenere un'”economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo” entro il 2010. Da allora le misure atte a sostenere l’occupazione, l’innovazione, la coesione sociale ed economica sono note come “strategie di Lisbona”.
Nel 2005 abbiamo la prima comunicazione della Commissione dal titolo “i2010 – Una società europea dell’informazione per la crescita e l’occupazione”, che definisce il ruolo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni nella crescita del PIL, dell’occupazione e quindi per la qualità della vita. L’analisi porta alla costruzione del programma quadro per il settennio che, muovendosi con logica sistemica rispetto ai nuovi fondi strutturali (FESR,FEASR, FSE), stabilisce i seguenti punti fondamentali.
L’innovazione e l’investimento nella ricerca: promuovere l’innovazione nella PA e nelle PMI e valutare le competenze necessarie; creare sinergie pubblico-privato; favorire nel consumatore l’uso di tali tecnologie attraverso un miglior uso e comprensibilità, anche con iniziative di analisi su nuove tendenze e sviluppi mediante incontri, discussioni a livello europeo.
La creazione di uno spazio unico europeo dell’informazione: garantire accesso agevole ai servizi che utilizzano le ICT, dare affidabilità, interoperabilità e convergenza dei sistemi; far si che lo sviluppo informatico rispetti il multilinguismo e le diversità culturali; monitorare i servizi dell’informazione (uso di internet, banda larga, evoluzione dei contenuti, ecc..).
L’inclusione, il miglioramento dei servizi pubblici e della qualità della vita.
I macro-obiettivi della “strategia di Lisbona”
Costruire un’economia digitale aperta e competitiva è il fil-rouge comune che lega i vari atti della Commissione. Il cittadino consumatore richiede ICT affidabili, sicure e degne di fiducia, senza le quali gli sforzi finanziari e organizzativi per i servizi digitali dalle PA non troverebbero un adeguato consenso. Il punto di partenza è assicurare la copertura della banda larga a tutto il territorio, con costi accessibili e contenuti di qualità, rispettando il principio dell’interoperabilità di apparecchiature e piattaforme.