Qual è il giusto ruolo per le società di informatica regionali e quale dev’essere il loro ambito di intervento? Per quanto riguarda l’esperienza laziale, analizzando i dati senza interpretazioni ideologiche, si può affermare senza dubbio che la società regionale di ICT costituisce una “risorsa” per l’economia del territorio.
Innanzi tutto perché complessivamente gli investimenti della Regione Lazio e degli Enti Locali del Lazio in materia di ICT sono aumentati dal 2000 a oggi, cioè da quanto è stato costituito un soggetto pubblico di riferimento che svolge il ruolo di competence center e di intermediazione “intelligente” fra domanda e offerta.
Se poi si considera inoltre che il problema dell’industria nazionale informatica e tecnologica è legato alla scarsa spesa per il settore ICT, le società regionali hanno sicuramente contribuito ad aumentare gli investimenti nel settore. Certamente, il Piano Nazionale di E-government ha contribuito ad accrescere la spesa della Pubblica Amministrazione nel settore nel corso del periodo 2000-2005, tuttavia i numeri ci dicono che la spesa in questi anni è significativamente aumentata, anche al di la degli incentivi su scala nazionale.
Aiutare lo sviluppo locale
Parlando di “sviluppo locale”, occorre chiarire bene che cosa si intende. Nel Lazio, le imprese che operano nel settore sono davvero molto numerose: basti pensare che vi si registra il più alto numero di lavoratori addetti al settore ICT in Italia, e, a livello regionale, come numero di imprese informatiche , il Lazio è secondo solo alla Lombardia.
Tuttavia, molte di queste imprese sono troppo piccole, e pertanto poco competitive, e non riescono spesso a lavorare oltre il mercato regionale. Occorre inoltre considerare che alcune imprese costituiscono in realtà filiali di multinazionali e quindi portano gran parte del loro know how come plusvalore all’estero.
Aiutare lo sviluppo locale quindi non significa semplicemente far lavorare queste imprese, ma significa soprattutto farle crescere, promuovendo le aggregazioni, e consentendo loro di sviluppare dei prodotti che siano effettivamente competitivi sul mercato e che possano essere esportati fuori dal territorio nazionale.
Come società inhouse e nella loro veste di stazioni appaltanti, le società regionali possono operare indirizzando gli incarichi in una cornice di sistema informativo che coinvolga tutta l’amministrazione. Solo così le società di ICT a capitale pubblico, essenzialmente regionali, possono contribuire a far sì che le imprese locali individuino i nuovi bisogni, quali sono i settori nei quali occorre investire di più, quali possono essere le strategie di aggregazione e di partenariato per diventare più grandi e robuste, associandosi in RTI o cercando di “fare sistema”.
Al contrario, affidare incarichi piccoli, legati a prodotti molto specifici e molto limitati, non aiuta neanche l’impresa locale ad investire in ricerca e sviluppo, non contribuisce ad incrementare l’occupazione e non favorisce né la competitività, né la possibilità di resistere su di un mercato assolutamente aggressivo come è quello dell’ICT.
Per quanto riguarda il dato meramente economico, bisogna inoltre sottolineare, che le società di informatica pubbliche re-immettono nel settore privato la grande parte del proprio valore della produzione. Pertanto, primariamente il loro ruolo, è quello di “far fare” e non di “fare” all’interno dell’azienda. Questo è particolarmente vero per un modello come quello del Lazio, dove circa l’80% del valore della produzione di LAit viene reinvestito sul mercato privato.