Tratto dallo speciale:

Dipendenti PA: in pensione di vecchiaia con la previdenza integrativa

di Barbara Weisz

30 Ottobre 2024 11:03

logo PMI+ logo PMI+
La Legge di Bilancio introduce la possibilità per i dipendenti pubblici di utilizzare i versamenti alla previdenza complementare per raggiungere il minimale per la pensione di vecchiaia contributiva.

La previdenza complementare può aiutare i dipendenti pubblici a raggiungere l’importo soglia per la pensione di vecchiaia.

Nella nuova Manovra c’è infatti una norma che consente di trasformare in montante contributivo parte dei versamenti ai fondi integrativi per raggiungere il requisito di accesso alla pensione di vecchiaia.

Il requisito minimo per la pensione di vecchiaia contributiva

La novità, inserita nella Legge di Bilancio 2025, riguarda esclusivamente i lavoratori del pubblico impiego che hanno iniziato a versare contributi dal 1996, ricadendo interamente nel sistema di calcolato contributivo.

Questi lavoratori, per raggiungere il diritto alla pensione di vecchiaia, oltre a 67 anni di età e 20 anni di versamenti, devono anche aver maturato un assegno minimo pari ad almeno all’importo dell’assegno sociale.

Requisito, quest’ultimo, non previsto per chi aveva già contributi precedenti al 1996 e che quindi mantiene il diritto al calcolo misto della pensione.

Come funziona la novità in Manovra 2025

La nuova opzione consente di raggiungere l’importo minimo della pensione valorizzando in parte i versamenti alla previdenza complementare. I dipendenti pubblici che sono iscritti a un fondo integrativo e hanno esercitato l’opzione per ricevere l’importo maturato in forma di rendita, possono chiedere di computare nel montante contributivo INPS anche il valore teorico di una o più prestazioni di rendita delle forme pensionistiche di previdenza complementare scelte.

In questo caso, al montante contributivo della previdenza integrativa che viene trasferito si applicano i coefficienti di trasformazione utilizzati per il calcolo della pensione.

Con questo meccanismo, è possibile incrementare il valore dei versamenti effettuati al primo pilastro per soddisfare la condizione aggiuntiva rispetto ai requisiti per la pensione, dunque soltanto per quanto riguarda l’importo soglia e non anche per i 20 anni di contributi effettivi.

Detto in termini più semplici, il dipendente pubblico che – pur avendo l’età per la pensione di vecchiaia, (attualmente a 67 anni) e i 20 anni di contributi necessari – non ha maturato un assegno pensionistico pari ad almeno quello dell’assegno sociale, può raggiungere l’importo minimo di legge (nel 2024 pari a 534,41 euro al mese) utilizzando i contributi versati alla previdenza complementare.

Adempimenti per i fondi pensione integrativi

Per consentire una scelta consapevole da parte dell’assicurato, quando quest’ultimo esercita l’opzione per farsi riconoscere l’importo maturato sotto forma di rendita, i fondi integrativi devono mettono a sua disposizione una proiezione certificata attestante l’effettivo valore della rendita mensile.