La Commissione Europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver limitato l’uso abusivo dei contratti a tempo determinato, generando condizioni di lavoro discriminatorie.
La procedura coinvolge in prima linea il mondo della Scuola: lo stipendio degli insegnanti precari non prevede una progressione salariale incrementale che tenga conto dei precedenti periodi di servizio, costituendo a tutti gli effetti una discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato.
Dietro la decisione, inoltre, si cela anche la constatazione che l’Italia non ha adottato misure ad hoc per impedire l’abuso di contratti a termine per il personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario operativo) nelle scuole statali, violando il diritto UE sul lavoro a tempo determinato.
Una prima lettera di diffida inviata alle autorità italiane risale al 2019, alla quale ha fatto seguito una nuova procedura nel 2020. Nel 2023, inoltre, è stato inviato anche un parere motivato, che tuttavia non ha sortito l’effetto sperato.