Le pensioni dei dipendenti pubblici in vigore al 1° gennaio 2023 segnano un aumento di importo annuo (su 13 mensilità) pari a +5,2%, per un importo complessivo annuo di 83.318.000 milioni di euro.
Gli importi variano dai 1.586,25 euro mensili per la Cassa Pensioni Insegnanti (CPI) ai 4.844,49 euro per la Cassa Pensioni Sanitari (CPS).
Lo rileva l’INPS nell’Osservatorio sulla Gestione Dipendenti Pubblici (GDP), che analizza gli attuali 3.107.983 trattamenti (+0,8% in più rispetto all’anno precedente).
Si registra una inversione di tendenza rispetto al 2022, quando i trattamenti erogati risultavano in calo del 9,4% rispetto all’anno precedente ed il trattamento mensile medio era pari a 2.063,97.
Come si classificano gli importi erogati nel 2023? Ecco il dettaglio:
- il 58,9% sono pensioni anzianità o anticipate, per un importo complessivo annuo di 54.416 milioni di euro;
- il 20,3% sono pensioni ai superstiti;
- il 14,3% sono pensioni di vecchiaia con importo complessivo annuo di 13.736 milioni di euro;
- il 6,5% sono pensioni di inabilità.
Per quanto riguarda la platea dei beneficiari, il 59,6% dei trattamenti pensionistici è erogato a donne (il picco è dato dalle pensioni ai superstiti, dove rappresentano il 16,8% del totale rispetto al 3,5% degli uomini), che prevalgono in quasi tutti i casi tranne che per le pensioni di inabilità.
L’età media dei titolari di pensioni di vecchiaia e anzianità/anticipate è di circa 74 anni; le pensioni di inabilità si va dai 69,9 degli uomini ai 74,5 delle donne mentre per quelle ai superstiti si passa dai 72,2 anni degli uomini ai 78,6 anni delle donne.
A livello di distrubuzione territoriale, il maggior numero di prestazioni è concentrato nel Nord Italia (40,9%), seguito dal Sud e Isole (36,5%) e Centro (22,3%). Anche in termini di importi erogati la fa da padrone il Settentrione, con il 39,8% della spesa pensionistica complessiva della Gestione Dipendenti Pubblici erogata. Seguono il Centro (36,4%), il Sud e Isole (23,6%).