Il PNRR rappresenta un’opportunità per attuare progetti mirati a sostenere la ripresa economica e ridurre i divari territoriali, investendo sul capitale umano. Allo stato attuale, tuttavia, persistono differenze oggettive che frenano l’attuazione dei progetti soprattutto a causa del mancato supporto offerto alle amministrazioni del Sud.
Questo è quanto emerge dal recente studio Svimez “I Comuni alla prova del PNRR”, che focalizza l’attenzione sull’eccessiva complessità delle procedure e fa luce sul crescente ricorso a consulenti esterni da parte delle amministrazioni del Mezzogiorno per la partecipazione ai bandi del PNRR, sebbene con disparità a livello locale.
Per quanto riguarda il reclutamento di nuovo personale, “tutto gira intorna a inPA“. Di fatto è una grande opportunità per attingere in modo rapido a collaboratori esperti. Paradossalmente, un modo più semplice e veloce rispetto ai bandi di gara per assunzione, spesso finiti con vincitori che rifiutano il posto perchè sottopagati. Insomma, un cane che si morde la coda. Vedremo le le ulteriori semplificazioni promesse dal decreto PNRR 3 cambierà qualcosa.
Ad oggi, se i Comuni del Sud al di sotto dei 30mila abitanti si caratterizzano per un alto tasso di partecipazione e un basso livello di aggiudicazione, infatti, per i Comuni più grandi i dati sono invertiti, mostrando una minore partecipazione e un aggiudicazione più alto.
Al Sud si impiegano quasi tre anni per completare un’infrastruttura sociale, ossia nove mesi in più della media italiana. I ritardi si registrano nelle fasi di affidamento lavori, per la carenza di personale specializzato nei piccoli Comuni.
Guardando ai dati pre-Covid, tra i dipendenti dei Comuni del Mezzogiorno, al Sud hanno meno di 40 anni il 4,8% nel Mezzogiorno rispetto al 10,2% del Centro-Nord) e soltanto il 21,2% dei dipendenti comunali è laureato contro il 28,9% del Centro-Nord. Da qui le potenzialità del PNRR per cambiare la situzione. Che però rischiano di rimanere sulla carta se gli investimenti in capitale umano restano confinati alle collaborazioni esterne senza svecchiare la macchina pubblica.
Ci chiediamo cosa rimarrà agli enti locali del bagaglio di esperienze maturate, per lo più al di fuori della macchina amministrativa, se non verrà reclutato nuovo personale pubblico e se non verranno varate azioni importanti e mirate di capacity building.
Così commenta Stefano Di Palma, direttore di Ecoter, Istituto di Ricerca e Progettazione Economica e Territoriale. È sempre Di Palma a mettere in evidenza come da parte degli advisor esterni sia cresciuta la consapevolezza della centralità del loro ruolo, tuttavia questa linea dovrà essere confermata anche in fase di manutenzione del PNRR a progetti ultimati.