La riforma del reclutamento dei docenti è ancora in fase di definizione e dovrebbe concretizzarsi entro giugno con l’introduzione di una serie di novità, relative alla formazione, all’abilitazione all’insegnamento e anche ai concorsi. Stando ai contenuti della bozza di riforma presentata dal Ministro Patrizio Bianchi ai sindacati, il piano del nuovo reclutamento dei docenti dovrà definire con quali modalità si svolgeranno i futuri concorsi.
Se da un lato il Decreto Sostegni bis ha indicato test annuale come parte integrante del nuovo reclutamento, dall’altro lato si potrebbe anche optare per una selezione a cadenza biennale. A schierarsi contro il concorso a crocette sono numerose forze politiche, un modello selettivo definito non adeguato dallo stesso Ministro Bianchi che ha commentato negativamente gli esiti del concorso ordinario secondaria.
La bozza della riforma, inoltre, prevede una fase transitoria fino al 2024 che porterà all’assunzione di buona parte dei docenti precari attraverso un concorso pubblico e un contratto part time iniziale per acquisire 30 CFU, e una prova finale a carattere abilitante. Successivamente, invece, per accedere all’insegnamento occorreranno sia la laurea sia 60 CFU, da acquisire attraverso un percorso formativo universitario con prova finale per accedere al concorso a cattedra, iniziando poi un anno di prova.
I sindacati hanno aspramente criticato la bozza di legge con la riforma del reclutamento docenti. A partire da Pino Turi (UIL), che lamenta per prima cosa il taglio di 7 miliardi alla Scuola previsto dal DEF, e poi l’aumento dell’orario di servizio dei docenti di tre ore per primaria e infanzia, sei ore nella secondaria, senza contare il proliferare di concorsi che sembrano poi non portare a nulla:
Abbiamo iniziato questo quadriennio legislativo con 200mila precari e lo chiudiamo a quota 300mila. Il sistema dei concorsi è un fallimento e invece di fare un passo indietro, il Governo con questa riforma raddoppia, inserendo esami su esami anche dopo aver conseguito l’accesso in ruolo.
Stesse critiche per le graduatorie di merito del concorso ordinario scuola infanzia e primaria: siamo di fronte ad un concorsificio esasperato e poi si dà la colpa ai precari che non riescono a passare i concorsi. Rincara la dose Anita Pelaggi, del CNPS (Coordinamento Nazionale Precari Scuola):
Un sistema del genere è fallimentare. Sembra una ulteriore vessazione nei confronti del precario. Dopo 5, 8, 10 anni di precariato torniano all’università. Se guardiamo il numero dei bocciati dei concorsi, una parte dei precari verrà bloccato subito. Basterebbe assumere col doppio canale del reclutamento utilizzando le GPS, magari aggiungendo la formazione in itinere e poi si entra in ruolo, come si faceva in passato.
Sulla stessa linea Marcello Pacifico, presidente ANIEF: a differenza del passato, quando per diventare insegnanti o si superava un concorso o si conseguiva l’abilitazione e si entrava nelle GaE e quindi si entrava nei ruoli, con il nuovo sistema i tempi si allungano e le procedure si complicano:
bisogna fare un concorso più un’abilitazione e, per ciò che riguarda i giovani, anche un anno di specializzazione universitaria con tirocinio.
Tutto ciò, dopo l’esperienza degli ultimi anni, ricorda Pacifico, riferendosi ai concorsi semplificati che neppure hanno raggiunto l’obiettivo di stabilizzare i precari.
L’obiettivo che raggiungerà il governo sarà nullo: non riuscirà né ad assumere i giovani insegnanti, né a stabilizzare i precari.