La situazione epidemiologica attuale rende necessarie ulteriori restrizioni per contrastare la diffusione del Coronavirus, facendo ipotizzare un ritorno allo Smart Working anche nel Pubblico Impiego: dalle sigle sindacali arriva la richiesta di ripristinare il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione, tuttavia il Dipartimento della Funzione Pubblica non sembra essere del medesimo avviso, alla luce della grande flessibilità già riconosciuta alle singole amministrazioni.
Sottolineando come la linea seguita dal Governo, basata su vaccinazioni e Super Green Pass, abbia reso pienamente compatibile il massimo livello di apertura delle attività economiche, sociali e culturali anche tenendo conto della sicurezza sanitaria, il Ministero della PA mette in evidenza come le regole attuali permettano ampia flessibilità per organizzare il lavoro sia in presenza sia a distanza.
Le amministrazioni pubbliche, in particolare, sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga.
È sempre il Ministero a ricordare come la maggior parte dei dipendenti pubblici siano già soggetti all’obbligo di vaccino e prevalentemente tenuti alla presenza: si parla degli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine, in pratica circa i due terzi dei 3,2 milioni totali.
Un “tutti a casa” come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale.