Il Decreto Proroghe approvato in Consiglio dei Ministri il 20 aprile ha abolito l’obbligo di smart working per il 50% minimo dei dipendenti pubblici, sia durante l’emergenza sia nei Pola (Piani organizzativi per il lavoro agile) dove era fissato al 60%: si potrà proseguire con la modalità semplificata e in deroga fino alla definizione delle nuove regole del contratto nazionale ma non oltre fine anno. Per i comparti sicurezza, difesa e soccorso la scadenza resta legata allo stato di emergenza. L’obiettivo è guardare alla ripartenza, lasciando alle amministrazioni ampia autonomia decisionale.
Il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta è poi intervenuto durante l’edizione 2021 del Festival del Lavoro, dedicata alle “Competenze e strategie per la ripartenza” dove ha illustrato gli obiettivi ministeriali in tema di concorsi pubblici è quello di superare il blocco del turnover, facendo in modo che per ogni uscita ci siano una o più entrate corrispondenti, al fine di riqualificare e ringiovanire il personale.
Stando alle stime, nell’arco di cinque o dieci anni il personale della PA dovrebbe raggiungere quota 4 milioni di occupati: un traguardo che permetterà di gestire il grande investimento in tecnologie che dovrà essere realizzato.
È stato lo stesso Ministro a precisare i contenuti dell’articolo 10 del Decreto-legge 44/2021, che si propone di: sbloccare i concorsi rimasti fermi anche a causa della pandemia, digitalizzare e semplificare le procedure, velocizzare i tempi di realizzazione delle selezioni, valorizzare le competenze e non le semplici conoscenze.
Per quanto concerne le procedure concorsuali, recentemente oggetto di riforma come previsto dal Decreto-legge 44/2021, il Ministro ha sottolineato un cambio relativo alla frequenza dei bandi:
Basta concorsi multipli che durano sette o otto mesi. Le procedure con le nuove modalità devono durare tre mesi in modo tale che ogni Amministrazione che lo necessita possa fare due o tre concorsi l’anno.