Dal confronto con gli altri colleghi europei, i docenti italiani risultano più anziani, meno pagati e meno preparati della media. Secondo il report “Teachers in Europe: Careers, Development and Well-being” diffuso dalla rete Eurydice, relative all’insegnamento nella scuola secondaria nella UE e nel Regno Unito, il livello medio di soddisfazione per quanto riguarda la retribuzione è pari al 38%, tuttavia in Italia un insegnante deve lavorare per circa 35 anni prima di conquistare il massimo dello stipendio percepibile.
Oltre ad accontentarsi di retribuzioni inferiori alla media europea, i docenti italiani devono spesso accontentarsi di contratti a tempo determinato (la percentuale dei precari corrisponde al 32%). Un problema a cui mira a sopperire il nuovo piano di riforma della PA e gli stanziamenti dedicati nel Recovery Plan.
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Dal punto di vista anagrafico, inoltre, oltre la metà dei docenti andrà in pensione nell’arco dei prossimi quindici anni, mentre solo il 6,4% ha meno di 35 anni. L’invecchiamento degli insegnanti rappresenta una problematica che interessa più della metà dei sistemi educativi europei. In generale, quasi il 40% degli insegnanti ha più di 50 anni e meno del 20% è under 35. L’età avanzata, soprattutto nell’era post Covid, genera spesso sia una maggiore fragilità sia una spiccata difficoltà tra gli insegnanti più anziani nel gestire la didattica a distanza.
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Per quanto riguarda il livello di preparazione, la percentuale relativa alla formazione professionale degli insegnanti italiani si discosta notevolmente da quella europea (l’8% contro il 50%), gap che si riscontra anche analizzando i diversi gradi di stress. In questo caso, tuttavia, solo il 28,9% dei docenti italiani afferma di sentirsi stressato, contro la media europea del 46,8% Stando al report, infatti, quasi la metà degli insegnanti in Europa riferisce alti livelli di stress lavoro-correlato causato, ad esempio, dalle incombenze amministrative e dalla responsabilità relativa alla preparazione degli studenti.