Entra nel vivo l’indagine ENEA su telelavoro e Smart Working nella Pubblica Amministrazione. Il sondaggio, che si propone di valutare l’impatto di queste due forme di organizzazione del lavoro sulla sostenibilità urbana e sulla qualità della vita, ha coinvolto finora oltre 3500 dipendenti pubblici, attivi come telelavoratori e Smart Workers prevalentemente al Nord e al Centro.
Ora, il nostro obiettivo – sottolinea Bruna Felici dell’Unità Studi, Valutazioni e Analisi di ENEA – è coinvolgere nell’indagine le Pubbliche Amministrazioni del Sud e delle Isole, dove è meno diffuso il ricorso al lavoro a distanza, anche se non mancano casi di enti che hanno avviato iniziative originali e interessanti.
L’indagine si compone di un questionario online rivolto ai dipendenti pubblici che, negli ultimi quattro anni, hanno potuto beneficiare dell’opportunità del lavoro a distanza. ENEA ha anche condotto una breve intervista telefonica rivolta ai direttori del personale, per conoscere le modalità organizzative adottate e le finalità previste.
Alle amministrazioni che aderiranno all’indagine forniremo una stima dei chilometri, dei consumi e delle emissioni evitate grazie al telelavoro e allo Smart Working, utili a considerare e a valutare il proprio contributo per la riduzione dell’impatto sull’ambiente.
Tra i benefici del lavoro a distanza figura anche la riduzione della necessità di spostarsi quotidianamente per lunghi tratti in grado di limitare inquinamento: basti pensare che l’Italia è stata recentemente deferita alla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto dei valori limite del biossido di azoto (NO2).
Uno solo giorno a settimana di Smart Working per i tre quarti dei lavoratori pubblici e privati che utilizzano l’automobile, ad esempio, sarebbe sufficiente per ridurre del 20% il numero di km percorsi in un anno.
Si otterrebbe così un risparmio di circa 950 tonnellate di combustibile e una riduzione di oltre 2,8 milioni di tonnellate di CO2, 550 tonnellate di polveri sottili e 8mila tonnellate di ossidi di azoto.