Dal 2019 taglio dei vitalizi anche per i senatori, con modalità analoghe a quelle della deputati. La delibera approvata lo scorso 16 ottobre dall’ufficio di presidenza di Palazzo Madama prevede il ricalcolo retroattivo dei vitalizi dei senatori in base a un sistema contributivo. In parole semplici, vengono ricalcolati gli assegni in essere, che possono quindi subire tagli anche vistosi.
=> Taglio vitalizi dal 2019: le regole
Il vitalizio dei senatori viene ricalcolato attribuente un montante contributivo pari a un terzo dello stipendio che percepivano durante il mandato, sommando l’eventuale contribuzione aggiuntiva per la pensione ai superstiti, e applicando coefficienti di trasformazione stabiliti dall’INPS. Molto in sintesi, si applica un calcolo contributivo a tutti i vitalizi in essere.
Attualmente il vitalizio dei senatori si calcola con il contributivo solo a partire dal 2012, mentre la parte di assegno precedentemente maturata cambia a seconda delle legislature:
- dal 25 all’85,5% dell’indennità parlamentare lorda fino alla 13esima legislatura (2001),
- dal 25 all’80 per cento dell’indennità, con 30 anni di mandato parlamentare fino alla 15esima legislatura (2008),
- dal 20 al 60% dell’indennità, con 15 anni di mandato dalla 16esima legislatura (2009).
Ora il giro di vite, che impone il ricalcolo di tutte le prestazioni. In caso di decurtazioni particolarmente ingenti, sono previsti dei correttivi. C’è un minimo a 980 euro al mese, che sale a 1.460 nel caso in cui per effetto del ricalcolo il vitalizio si riduca di oltre il 50% rispetto alla somma precedentemente incassata.
Come si vede, la norma è del tutto analoga a quella prevista per il taglio vitalizi dei deputati (che a sua volta sarà operativa dal 2019).
E’ infine possibile chiedere al consiglio di presidenza un ulteriore incremento del 50% nei seguenti casi: l’ex senatore non percepisce altri redditi annui (escluso quello determinato dal possesso della casa di abitazione), oppure sia affetto da patologie gravi.