Dopo il Decreto Dignità, che contiene le prime misure del Governo Conte su imprese e lavoro, l’esecutivo prosegue con le norme sulle pensioni: non con la riforma della flessibilità in uscita – che eventualmente confluirà (almeno in parte) nella manovra di Bilancio 2019 – ma con gli interventi sui vitalizi dei parlamentari e sulle pensioni d’oro.
Il calendario è relativamente fitto, in base a quanto ha dichiarato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi di Maio: già entro fine settimana o al più tardi la prossima (quindi entro metà luglio), arriverà il taglio dei vitalizi. Subito dopo, il Governo presenterà il disegno di legge sulle pensioni d’oro, con la speranza di approvarlo “entro l’estate”.
Attenzione però: in entrambi i casi, non si tratta di decreti legge.
Il taglio dei vitalizi dei Parlamentari necessita di una delibera interna di Camera e Senato. C’è una proposta della maggioranza di Governo in questo senso, già presentata nei giorni scorsi, che prevede un ricalcolo dei vitalizi.
Molto in sintesi, i Parlamentari prenderebbero una pensione calcolata su un montante pari al 33% dell’indennità lorda che percepiscono durante il mandato, aggiungendo i contributi addizionali eventualmente versati per la reversibilità. Il tutto, rivalutato e moltiplicato per i coefficienti di trasformazione INPS, che dipendono dall’età di pensionamento.
Un meccanismo complicato, come si vede, che comunque prevede un vitalizio minimo di 970 euro al mese, che sale a 1.455 per chi subisce una decurtazione superiore al 50%.
Secondo i calcoli di Montecitorio, il nuovo sistema comporta il ricalcolo di 1.338 vitalizi (su 1.405 attualmente versati dalla Camera), con un risparmio totale di 40 milioni di euro.
Quanto alle pensioni d’oro, l’ipotesi Di Maio ha chiaramente parlato di un disegno di legge, che quindi seguirà poi il normale iter di approvazione parlamentare.
In questo caso, l’ipotesi di lavoro resta quella annunciata negli scorsi giorni dallo stesso ministro del Lavoro, ovvero un intervento sulle pensioni sopra i 4mila e 5 mila euro, che prevede un ricalcolo interamente contributivo.
I risparmi di queste misure andranno a finanziare la pensione di cittadinanza, pari a 780 euro al mese.