Recenti dati forniti dall’Inps e analizzati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre hanno messo in evidenza alcune disparità che riguardano le assenze per malattia nel pubblico impiego e nelle aziende private.
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Nel 2015, ad esempio, si è assentato dal lavoro per ragioni di salute il 57% di tutti i dipendenti pubblici (in pratica poco più di un dipendente su due), mentre nel privato la percentuale scende fino al 38% (oltre un dipendente su tre).
Dal punto di vista territoriale, inoltre, tra il 2012 e il 2015 sono aumentate le assenze nel pubblico in tutte le Regioni d’Italia, cosa che invece non è avvenuta nel privato, caratterizzato da un calo in nove realtà regionali tra cui Calabria e Sicilia.
«È evidente – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – che non abbiamo alcun elemento per affermare che dietro questi numeri si nascondano forme più o meno velate di assenteismo. Tuttavia qualche sospetto c’è. Se in Calabria, ad esempio, tra il 2012 e il 2015 le assenze per malattia nel settore pubblico sono aumentate del 14,6 per cento, mentre nel privato sono scese del 6,2 per cento, è difficile sostenere che ciò si sia verificato perché i dipendenti pubblici di quella regione sono più cagionevoli dei conterranei che lavorano nel privato.»
I dati analizzati, inoltre, non includono le assenze per gravidanza, per assistenza disabili (Legge 104) e per effettuare donazioni di sangue.
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«Se fosse stato possibile includere anche le assenze ascrivibili alle fattispecie appena elencate – afferma il Segretario della CGIA Renato Mason – probabilmente lo scarto tra pubblico e privato sarebbe aumentato notevolmente, facendo impennare il numero di quelle ascrivibili ai dipendenti pubblici.»
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