Giovani e WhatsApp, un binomio ormai indissolubile. Se è ormai raro che uno studente sia sprovvisto di smartphone e di questa ben nota e utile applicazione (che consente di chattare e condividere immagini, file e quant?altro), il suo utilizzo in ambiente scolastico non è certo visto di buon occhio, soprattutto dai presidi.
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I dirigenti delle scuole medie e superiori di Parma e Provincia hanno deciso di non stare a guardare, inviando una lettera aperta agli istituti che, oltre a descrivere numerosi comportamenti tenuti dai giovanissimi (lanciando un vero e proprio allarme anche sul materiale condiviso attraverso la App), illustra alcuni principi fondamentali in tema di privacy, legge, conseguenze per la salute (meno ore di sonno, meno concentrazione e capacità di attenzione), aprendo un dibattito pubblico.
Ecco alcuni passaggi:
«Pochi lo sanno, ma tutti i nostri alunni del primo ciclo usano WhatsApp illegittimamente. Dicono infatti – molto chiaramente – i Termini di servizio che devi “avere almeno 16 anni perché il servizio WhatsApp non è pensato per minori di 16 anni. Se hai meno di 16 anni non hai il permesso di utilizzare il servizio WhatsApp.»
Per quanto riguarda la diffusione di foto e video su WhatsApp, i dirigenti sottolineano quanto riportato sul regolamento di base, focalizzando l?attenzione anche sulla diffusione di immagini senza autorizzazione (un reato per il quale docenti e dirigenti hanno l’obbligo di denuncia alle autorità):
«Chi usa Whatsapp si impegna infatti a “non pubblicare materiale che è contro la legge, osceno, diffamatorio, intimidatorio, assillante, offensivo da un punto di vista etnico o razziale, o che incoraggia comportamenti considerati reati, che danno luogo a responsabilità civile, che violano qualunque tipo di legge, o che sono in qualunque modo inopportuni”, oltre che “a non assumere l?identità di altri”.»
Ma quali sono le proposte sollevate dai presidi del parmense? Sono soluzioni definite “coraggiose? che partono dall?invitare i genitori a cancellare Whatsapp dal telefono dei figli che non hanno ancora 16 anni (o perlomeno negare loro l?accesso ai “gruppi?), puntando tuttavia sulla necessità di parlare apertamente con i giovanissimi e riportare nero su bianco «le regole per disciplinare le attività in rete».
Le scuole del territorio hanno già avviato progetti, incontri e attività laboratoriali per sensibilizzare sull?importanza di usare Internet con consapevolezza e controllo.
La lettera è stata pubblicata su alcuni portali Web degli istituti della Provincia, come l?Istituto Comprensivo “Val Ceno?.