Una fotografia puntuale e dettagliata del pubblico impiego in Italia scattata alla vigilia della Riforma della PA varata dal Governo Renzi: la ricerca promossa da Forum PA focalizza l?attenzione sulle condizioni lavorative dei dipendenti pubblici attivi in Italia mettendole a confronto con quanto accade in Francia e Gran Bretagna, prendendo in considerazione non solo la mobilità ma anche altri fattori come la flessibilità, il livello di istruzione e i compensi dei top manager.
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L?indagine “Pubblico impiego: una rivoluzione necessaria? mostra come solo il 10% dei dipendenti pubblici italiani abbia meno di 35 anni (in Europa le percentuali sono molto diverse, basti pensare che in Francia gli under 35 sono il 27% del totale).
Un gap ancora più ampio riguarda la scolarizzazione degli statali: se in Italia i laureati attivi nella PA sono il 30,5%, in Francia ammontano a più del 50% e in UK al 45%. E ancora, tra il 2007 e il 2012 i contratti di collaborazione coordinata e continuativa hanno subito una riduzione pari al 54%, tuttavia sono gli incarichi conferiti ai liberi professionisti e ai consulenti.
Per quanto riguarda le posizioni apicali, invece, la PA italiana può contare su un numero di impiegati pari a 11,7 per ogni dirigente, che percepisce un compenso pari a 12,63 volte il reddito medio nazionale.
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Secondo Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA: «La nostra Pubblica amministrazione dopo più di due decenni di riforme, si trova ad aver dato un importante contributo in termini di risparmi attraverso una sostanziale diminuzione della massa salariale e una spasmodica e a volte autolesionista ricerca degli sprechi da tagliare, ma di non aver risolto i suoi squilibri strutturali e quindi di essere non tanto inefficiente quanto inefficace a rispondere ai bisogni attuali.»