La prima scuola smart d?Italia

di Teresa Barone

6 Novembre 2013 10:00

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Al via il progetto Smart Future ideato da Samsung per diffondere i principi della scuola digitale: sperimentazione a Milano e in Lombardia.

E-Board al posto della lavagna tradizionale e tablet su ciascun banco a disposizione di tutti gli alunni: questo è quanto caratterizza una terza classe della scuola primaria Entico Toti di Milano, istituto che – insieme ad altre due scuole lombarde – fa parte del progetto Smart Future lanciato da Samsung e volto a promuovere l?utilizzo della tecnologia in ambito didattico.

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Una sperimentazione che, entro la fine del 2013, coinvolgerà altre venticinque scuole della penisola e oltre 300 istituti nell?arco dei prossimi due anni.

Ciascuna classe può contare su una dotazione finanziaria di circa 15mila euro, che lo stesso direttore generale dell?Ufficio scolastico regionale lombardo Francesco de Sanctis definisce come: «Uno sforzo importante, che spingerà forse altre aziende a puntare sul futuro dei nostri giovani. Non abbiamo nessuna remora ad accettare l?aiuto dei privati quando ci consente di aggiornare la nostra offerta formativa. In Lombardia abbiamo già digitalizzato oltre mille classi delle superiori. Dobbiamo continuare su questa strada, in modo che i bambini non subiscano il progresso tecnologico ma imparino a sfruttarlo nel loro percorso di crescita.»

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Per il senior vice presidente di Samsung Italia Carlo Barlocco, inoltre, i vantaggi del progetto sono rappresentati dalla possibilità di rendere interattive le lezioni facendo in modo che siano fruibili anche da parte degli studenti assenti da scuola, ma non solo. Un team di ricercatori Samsung è attualmente al lavoro su una serie di programmi in grado di sostenere soprattutto gli alunni che presentano maggiori difficoltà di apprendimento (dislessici, disgrafici e non vedenti, ad esempio): «Vorremmo dimostrare che la scuola digitale funziona e che vale la pena investire su questi nuovi strumenti didattici. Oggi i giovani imparano soprattutto attraverso le immagini ed è importante che in aula si parli la loro lingua, utilizzando le stesse tecnologie di cui dispongono a casa.»