Grow the planet è un classico esempio di come il concetto di innovazione possa accompagnarsi con successo alla tradizione. Sono mesi che la parola crisi (finanziaria, etica, di rappresentanza amministrativa, e così via) ci accompagna nella vita quotidiana. Pertanto un po’ influenzati da stereotipate immagini televisive pubblicitarie, un po’ ricordando le emozioni che si avevano quando, da bambini, si facevano le allegre scampagnate in tranquille zone rurali, sembra che ci sia una gran voglia di ritornare alla terra.
La terra è però luogo di lavoro reale e faticoso e non attuabile con la semplice passione: necessita di informazione, competenza e del confronto con qualche esperto.
Ecco allora che la strumentazione telematica e i modelli organizzativi virtuali di rete possono favorire questa aspirazione alla vita agreste. Con tale finalità è stato presentato un progetto al TechCrunch Disrupt di San Francisco, una gara internazionale nella Silicon Valley con una platea di innovatori, finanziatori e business angel, da parte di una società italiana, fondata da Piras Leonard. Si tratta di Grow the planet.
Oltre ad essere entrato nella selezione finale, il progetto sembra abbia ottenuto un discreto interesse. L’obiettivo è quello di favorire e supportare la voglia di coltivare un piccolo orto, un nuovo contatto con l’ambiente e nel far questo, approfittare del sistema dei social network.
Con Grow the planet si costruisce il proprio orto, si selezionano i propri amici e iniziano le relazioni se si ha bisogno di consigli o viceversa se si è già esperti, si può rifornire qualche cittadino, privo di piccoli appezzamenti o gruppi di acquisto, verificando l’ubicazione attraverso la geolocalizzazione.
Si costruisce un proprio profilo e ci si scambiano indicazioni tecniche, preferenze dei consumatori, magari facendo nascere amicizie di pollice verde. Sul portale inoltre vi sono guide per la miglior coltivazione e, attraverso un algoritmo, si hanno anche le previsioni metereologiche aggiornate onde evitare di irrigare inutilmente o proteggere le piante da possibili grandinate.
La vetrina di San Francisco era riservata per questa tipologia di gara a delle start-up che non dovevano essere note ai media, in quanto dovevano illustrare un’innovazione tecnologica assoluta.
La campagna ha il suo fascino e questo sito ricorda il gioco “Farmville” ma qui l’obiettivo è produrre realmente e nutrirsi con prodotti, potremmo dire a km zero.
La decrescita ha portato a riflettere su vari modelli di consumo e di vita e a valutare quali siano quelli più veri, e al tradizionale modo di vivere isolati del classico contadino le potenzialità dell’ICT danno nuove opportunità relazionali. E’ molto probabile che il maggior successo e fruibilità di questo progetto sarà presso il cittadino urbano alla ricerca di attimi di pace, tranquillità e soddisfazione del proprio agire.