Il mese scorso una commissione del Senato americano ha approvato il “Protecting Cyberspace as a National Asset Act (PCNAA)“, un ampio disegno di legge sulla sicurezza informatica che secondo alcuni critici darebbe al Presidente degli Stati Uniti l’autorità di chiudere parti di Internet nel corso di un attacco informatico con ripercussioni sul traffico globale della Rete. Si tratterebbe in sostanza di un potere di “spegnere l’interruttore di Internet”.
Il senatore Joe Lieberman, proponente della normativa, ha invece ribadito che, al contrario, il disegno di legge pone dei limiti ai poteri che già possiede il presidente per causare «la chiusura di qualunque impianto o stazione di comunicazione wire» in tempo di guerra, come descritto nella Communications Act del 1934.
Il disegno di legge istituisce un White House Office for Cyberspace Policy” e un” National Center for Cybersecurity and Communications (NCCC)“, che dovranno lavorare insieme alle società private degli Stati Uniti per creare i requisiti di sicurezza informatica per la rete elettrica, reti di telecomunicazione e altre infrastrutture critiche.
Inoltre, in caso di necessità, al Presidente degli Stati Uniti viene affidato il potere di intraprendere azioni di emergenza per proteggere le parti critiche di Internet attraverso la dichiarazione di “Cyber-emergenza nazionale“, con la possibilità di ordinare ai proprietari delle infrastrutture critiche di implementare piani di emergenza.
Le aziende coinvolte (che il dipartimento per la Sicurezza Nazionale inserirà in un’apposita lista) potrebbero ricevere la richiesta di sospendere le connessioni fino a 30 giorni. Le società interessate sono quelle che per il proprio business, “dipendono” da Internet, ossia un insieme di attività (comprensiva sia dei fornitori di connettività che dei motori di ricerca) raggruppabili nell’ “infrastruttura informativa” degli Stati Uniti.