In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un attacco frontale a governi, istituzioni internazionali e aziende. Si tratta della guerra dichiarata da parte della criminalità online o CyberCrime. Già nel 2009 la Commissione Europea aveva proposto l’istituzione di una figura con il compito di vigilare sugli attacchi informatici, alla guida di un quartier generale europeo di difesa contro gli attacchi cibernetici.
Passando dalle parole ai fatti, il mese scorso la Ue ha istituito una squadra speciale, la Computer Emergency Response pre-configuration Team (CERT), composta da esperti informatici provenienti dalle istituzioni europee, chiamata a rispondere a interventi d’urgenza di contrasto al CyberCrime.
E-commerce e Cloud Computing sono gli strumenti che stanno trasformando il cyberspazio in un vero e proprio far west.
A denunciare questa grave situazione é il Rapporto della Compagnie Européenne d‘Intelligence Stratégique (CEIS) [Scarica il Rapporto], presentato il mese scorso all’Assemblea Nazionale francese (corrispondente alla Camera dei Deputati italiana) e che ha esaminato dettagliatamente il cybercrime, individuando le tattiche e gli strumenti utilizzati dai criminali on line nelle loro scorribande e fornendo delle indicazioni per fronteggiare questi attacchi.
Il documento riporta il titolo “Les marchés noirs de la cybercriminalité” (I mercati neri della criminalità informatica) e quantifica in 668 miliardi di euro (1000 miliardi di dollari) il fatturato delle truffe on line che ogni anno viene realizzato a livello mondiale. La cifra ha ormai superato per dimensione il volume d’affari generato dal traffico di droga.
La sorpresa immediata é che i Paesi più interessati dal fenomeno non sono quelli legati al riciclaggio di denaro e inseriti in una black list OCSE relativa ai “paradisi fiscali”, ma bensì quattro Stati americani appartenenti agli USA: il Delaware, la California, la Florida e lo Stato New York. La ragione la troviamo nella legislazione permissiva che consente di agire impunemente.