Secondo l’Associazione di consumatori Adiconsum, le offerte per Internet mobile andrebbero regolamentate e rese più trasparenti. Le compagnie telefoniche dovrebbero mettere ben in evidenza i limiti delle connessioni mobili e offrire una tariffazione che tenga conto dell’effettivo utilizzo della rete cellulare per lo scambio di dati.
Il punto di partenza di Adiconsum è la constatazione di tariffe di navigazione a tempo che però hanno comunque dei limiti nel volume di traffico generato in download. Inoltre, fa notare l’associazione, la rete dati cellulare, che si basa sulla “commutazione a pacchetto”, non impegna l’infrastruttura se non in fase di invio o ricezione, pertanto una tariffazione a tempo, regala spesso denaro al provider.
Ad aggravare il tutto, poi, ci sono gli scatti di 15 minuti, «sistema brucia tempo tutto italiano», denuncia l’Adiconsum. « È ora che i gestori lo dicano con chiarezza agli utenti – insiste l’associazione – la connessione internet in mobilità non è uguale alla navigazione da posto fisso: non si possono fare le stesse cose e soprattutto non si può essere sempre connessi».
La dimostrazione è nella nuova tariffa di Wind che pubblicizza, illudendo gli utenti, una navigazione senza limiti, ma costringe il provider a limitare la velocità a 32 Kb dopo aver scaricato 1 Gb, altrimenti diventerebbe difficile telefonare con il cellulare.
Anche le velocità di connessione è frutto di mancanza di regole e trasparenza. Proprio in questi giorni la velocità nominale delle cosiddette chiavette usb è arrivata a toccare 14,4 Mbps. Peccato che si tratti solo di promesse e di velocità raggiungibili in specifici luoghi coperti dalla rete implementata con i nuovi servizi.
Sarebbe opportuno – auspica Adiconsum – che le aziende di telefonia mobile dichiarassero la velocità media offerta dalla propria rete e indicassero con chiarezza come è costituita, permettendo ad ogni utente di sapere con esattezza dove troverà connessioni lente o veloci.