I piani di diffusione della banda larga

di Stefano Pierini

14 Novembre 2007 09:00

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Il sostegno europeo e nazionale per la diffusione della banda larga deve essere perfettamente coordinato con le azioni degli enti locali e l'attività degli operatori. Ecco come

Poter utilizzare con la massima sicurezza e la più ampia diffusione le ICT è un obiettivo di carattere economico e sociale. La possibilità di diversificare la progettualità imprenditoriale (gestione organizzativa, rapporto con clienti, nuovi mercati) e di offrire servizi innovativi da parte della PA ha portato alla risoluzione del Giugno 2007 del Parlamento Europeo sull’utilizzo della banda larga: regolamentazione, eliminazione di posizioni dominanti e servizi internet a prezzi accessibili.

Già nel 2006 il Governo italiano istituì il Comitato per la diffusione della banda larga, tra le cui funzioni rientra anche promuovere progetti pilota, favorire una corretta concertazione territoriale con le forze sociali e gli operatori dei servizi informatici, e monitorare la disponibilità delle infrastrutture abilitanti. Per l’espletamento di tale ruolo si avvale di un “Gruppo Tecnico” e dell’attività dell’“Osservatorio per lo sviluppo della banda larga in Italia”.

Nel primo semestre 2007 il 10% della popolazione italiana può accedere ai servizi solo con costosi interventi (satellitari) e non con il più semplice utilizzo dell’ADSL. Ovviamente gli operatori privati in alcuni contesti particolarmente ricchi di offerta di innovazione hanno avviato la seconda generazione di banda larga (aumento delle prestazioni e relativa velocità delle operazioni dei collegamenti) e attualmente il 56% degli italiani può utilizzare tale tecnologia.

L’approvazione dei fondi strutturali nelle singole regioni avrebbe potuto causare sovrapposizioni operative, per cui il Comitato ha sviluppato delle linee guida ad utilizzo degli enti territoriali per creare un metodo di lavoro comune fra Governo, Autonomie locali, operatori e rappresentanze degli utenti. Tali piani sono stati ad oggi l’unico strumento di pianificazione su tale settore e si sono potuti analizzare criticità (scarsa attenzione alle best practices, mancanza di continuità negli interventi, sprechi) e positività (diffusa sensibilizzazione e attenzione nella PA, offerta di servizi e misurazione del relativo apprezzamento da parte degli utenti).

La raccomandazione presente nel documento è quella di creare un percorso di 5 fasi in funzione delle aree e dei mercati in cui sono coinvolti i soggetti pubblici e privati.