“Le pubbliche amministrazioni centrali sono tenute a utilizzare i servizi Voce tramite protocollo internet (Voip) previsti dal sistema pubblico di connettività o da analoghe convenzioni stipulate a livello territoriale”. Così è scritto nel disegno di legge allegato alla Finanziaria 2008. Se sarà approvato nella versione presentata al parlamento, la pubblica amministrazione italiana si doterà di un sistema di telefonia via internet e di videoconferenza. L’iniziativa del Governo rientra nella decisione di abbassare i costi della politica. Il risparmio per le casse dello stato dovrebbe essere importante e crescente nei prossimi cinque anni.
Nonostante la validità dell’iniziativa, le difficoltà non mancano. Non tutti gli uffici della PA, per esempio, hanno accesso alla banda larga. Per non parlare poi degli apparecchi telefonici e degli altri strumenti che ancora non sono economici quanto quelli della telefonia tradizionale. Tuttavia utilizzare il Voip nei grandi uffici che sostengono quotidianamente ingenti quantità di comunicazioni, vuol dire godere di notevoli risparmi.
Non solo si tratta di un risparmio di banda, perché i dati Voip viaggiano sugli stessi cavi delle reti informatiche di cui sono già dotati gli uffici della Pubblica amministrazione, ma anche di denaro perché le telefonate di questo tipo sono più economiche. Per dirla in cifre, si risparmierebbero circa 25 milioni di euro nel 2008, 140 milioni nel 2009 e 286 milioni dal 2010.
Il Voip nella PA non è proprio una novità
Quest’idea d’innovare il modo in cui gli uffici pubblici comunicano tra loro e con l’esterno, non è proprio una novità del momento. Il 25 di Maggio dell’anno scorso, infatti, il CniPA, Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, e le compagnie telefoniche vincitrici della gara, siglarono l’accordo per il cosiddetto Sistema pubblico di connettività (Spc). Si tratta della rete che collega tutti i computer degli uffici pubblici e che sostituisce la vecchia rete RuPA (Rete unitaria delle pubbliche amministrazioni).