Con la crescente diffusione di Internet, si comincia ad assistere alla nascita di una controparte virtuale per molte attività e servizi.
I libri diventano e-book, la posta email, lo shopping e-commerce, la didattica e-learning, il lavoro e-Business, con molteplici declinazioni tra cui anche il Crowdsourcing, fenomeno recente e ancora non molto noto, ma già molto attivo sul Web.
Il termine deriva dalla fusione di due parole inglesi: crowd (collettività) e outsourcing (esternalizzazione). A coniarla è stato Jeff Howe, defindendone il concetto nelo suo articolo The Rise of Crowdsourcing.
Come funziona
Cos’è in concreto? Aziende e imprese propongono dei progetti sul Web, mentre addetti ai lavori e liberi professionisti interessati le contattano per fornire il proprio contributo.
Le prime ingaggiano lavoratori esperti del campo, i secondi mettono a disposizione le competenze in materia. Il funzionamento ricorda vagamente le gare di appalto, ma non c’è un unico vincitore quanto piuttosto la cooperazione tra diverse parti in un simbolico gruppo di lavoro.
I vantaggi per le aziende? La riduzione del tempo di lavoro (la collaborazione avviene su più fronti, ognuno fa la sua parte e si ottiene prima il prodotto finito) e il taglio dei costi (si paga solo il lavoro effettivamente prodotto nel tempo effettivamente impiegato a farlo).
In generale, il Crowdsourcing si rivela una fucina della creatività: la collettività (crowd) più in gamba si riunisce per mettere insieme le proprie forze e dare il meglio di sé nella realizzazione del progetto.
I rischi però ci sono. Per le aziende: spesso al basso costo non corrisponde un’ottima qualità. Per i professionisti: il rischio è di non emergere nella competizione fra “concorrenti”, finendo per perdere tempo partecipando ad un concorso e non venendo scelti.
Inoltre, non è detto che la creatività messa in campo sfoci sempre nelle soluzioni migliori. Infatti, non è facile gestire più persone contemporaneamente e ognuna con un proprio metodo di lavoro. È molto diverso dall’ambiente lavorativo di un’impresa in cui il gruppo è certamente più omogeneo.
Siti attivi
In Rete operano diversi siti di Crowdsourcing, sia stranieri che italiani.
Bootb si autodefinisce come la Repubblica della Creatività Illimitata. Il sito elenca una serie di gare dove i Builder postano le richieste (un brief relativo al progetto su cui lavorare) e i Creator propongono le loro idee.
L’idea vincente si accaparra il budget offerto per il lavoro. Le proposte, molte delle quali riguardano marchi e industrie famose, comprendono pubblicità, creazioni di loghi costruzione di siti web e molto altro.
Innocentive ha un’impronta del tutto diversa. L’ambito è delimitato alla sfera tecnico-scientifica ed economica. I Seeker pongono criticità e obiettivi/sfide (challenge), i Solver trovano le soluzioni.
Il limite è la circoscrizione del settore (possono partecipare solo gli esperti della materia), l’aspetto positivo è determinato dagli alti budget e dalla possibilità di collaborare per grandi nomi (anche la NASA).
Threadless è un sito davvero interessante.
Non c’è un’azienda che richiede un lavoro né un progetto da realizzare, se non quello di produrre magliette davvero particolari. Ogni utente propone il proprio disegno che viene votato dalla community per un periodo di 7 giorni. Al termine si decretano i vincitori: i disegni saranno stampati sulle magliette, mentre i loro ideatori riceveranno un premio in denaro.
Zooppa è dedicato soprattutto all’ambito pubblicitario. Sono gli utenti che forniscono materiale creativo per le campagne legate anche a grandi marchi. Anche qui sono indette gare, ma in questo caso bisogna ottenere più voti possibili dagli altri utenti, che di fatto decretano il vincitore.
LogoTournament circoscritto ai loghi, ha lo stesso funzionamento di Bootb: le aziende inseriscono contest e budget, i creativi (in questo caso i grafici) propongono le loro idee. L’azienda sceglie il vincitore.
Istockphoto, prevede la condivisione dei propri lavori creativi (foto e illustrazioni, video, audio, lavori in Flash…). Per partecipare è necessario superare il test di valutazione del proprio materiale, che verrà poi acquistato con il sistema dei crediti.
Sebbene il crowdsourcing stia acquisendo sempre di più una natura economica, calato com’è nel mondo degli affari, ne esiste anche una variante per così dire pura che vede la collaborazione, volontaria e non retribuita, di utenti su progetti comuni (si pensi alle varie forme di open source). Un caso ormai famoso e a portata di tutti è Wikipedia!
Per saperne di più, segnaliamo due siti.
Il primo è Crowdsource, che raccoglie notizie e articoli sull’argomento con una lista aggiornata dei principali portali attivi sul Web.
Il secondo è è il blog di Jeff Howe, dove si trova definizione esaustiva del fenomeno e informazioni utili sul tema.